Non paga a rate, non si nasconde dietro società alle isole Cayman, quando compra casa salda il conto con un bonifico urgente. Invisibile, sconosciuta, tanto scaltra quanto determinata. Nasce nell’anno del Serpente 1989, agisce con un balzo felino nell’anno della Tigre quando si tratta di eliminare dal mercato uno dei gioielli del Mediterraneo, la Villa dei Gabbiani, nel cuore della Sardegna più esclusiva. Un’operazione che doveva restare segreta, fulminea, pianificata nelle alte vette dell’economia globale, una di quelle compravendite da mille e una notte capace di segnare, per l’ennesima volta, in modo indelebile, il futuro della Costa che fu del Principe Aga Khan Karim.

Bonifico urgente

Quando la cassa 17 della sede centrale di quella che fu la Banca Popolare di Milano riceve l’ordine di bonifico mezzogiorno non è ancora scoccato. È l’otto aprile del 2022 quando l’Agenzia 21 della Madonnina batte la disposizione bancaria. Non c’è un trattato filosofico a sorreggere la causale: «Saldo prezzo compravendita in data odierna a mio rogito». Il solerte dipendente «02085» non ci pensa nemmeno un attimo a fare lo sconto: «Commissione fissa bonifico urgente 5 euro e 16 centesimi», con l’aggiunta di altri 46,49 euro per il disturbo dell’urgenza. L’ammontare è stratosferico: 80 milioni di euro. Uno sull’altro, senza un minimo tentennamento, come se il cash non vedesse l’ora di traslocare nelle casse svizzere della Bank Cic Ltd. La transazione è fulminea e contestuale. A sottoscrivere l’atto è uno dei notai più blasonati di Milano, Fabio Gaspare Pantè.

La magnate cinese

È lui che certifica la firma in calce di Nani Wang, 33 anni, nata a Jangsu, a due passi da Shanghai sulla costa centro-orientale della Repubblica popolare della Cina, la provincia leader in finanza, istruzione, tecnologia e turismo della grande potenza orientale. Lei, la nuova “mandarina” di Porto Cervo, compra, lui, Joseph Jack Setton, l’americano degli yacht più chic, vende. Lui cede uno dei gioielli più stratosferici della Costa Smeralda, lei diventa la nuova padrona di casa di una delle cinque tenute più esclusive del Mediterraneo. Da «casa» rivoluzionaria, concepita negli anni settanta dal magnate inglese Lord Charles Clore, una sorta di “Re Mida” della vendita al dettaglio e dell’immobiliare, a residenza paradisiaca ed esclusiva nel cuore della Costa Smeralda. Una «penisola» nella terra del sole, una vera e propria oasi del lusso e della privacy. Impossibile arrivarci. Quattro ettari di Sardegna presidiati e vietati, 49 «camere» per un regno di 1.300 mq di interni, costellati da una collezione milionaria di opere d’arte, tra le più rare ed esclusive. Esposizione all'alba e al tramonto, 1,6 km di percorso a piedi lungo il sentiero privato, eliporto, tre spiagge, terrazze sempre protette, qualunque sia il vento, piscine e sfarzo da principi. Sala cinema, quattro grandi suite Vip, otto camere da letto per ospiti, di cui tre in un padiglione privato separato con soggiorno e cucina. Quella che si è appena consumata nella dimora del Principe, però, non è una normale compravendita da Costa Smeralda. Scardinare i documenti, i nomi e i cognomi di quest’operazione significa metter mano al nuovo corso, quello meno conosciuto e più silenzioso della Sardegna del lusso.

Il filo russo

Nessuno doveva sapere di bonifici privatissimi, di identità segrete e tantomeno del milione e 464 mila euro versati nelle casse dell’Intesa San Paolo di Santa Teresa di Gallura per l’intermediazione della vendita più hot degli ultimi decenni. In realtà, invece, le voci riservate dell’eldorado di Porto Cervo raccontano una storia mozzafiato, di rapporti d’affari preclusi ai più, consumati nelle suite imperiali degli yacht miliardari degli oligarchi di Putin in Costa Smeralda. I russi, quelli che contano, quelli dello "Stato oligarchico” in terra di Sardegna, quest’estate non si vedono e non si vedranno. Problema di passaporti e di sanzioni, di case sequestrate e navi del lusso ormeggiate sotto l’egida della Guardia di Finanza. I russi, quelli che compravano le ville più imponenti, quelle posizionate nelle penisole più riservate di questo eremo «usa e getta» per 50 giorni all’anno, non hanno più contanti per fare shopping di metri quadrati d’oro. Battuta d’arresto o stop per sempre nessuno lo sa, di certo, però, qualcosa sottobanco si muove e non sono affari di piccolo cabotaggio.

Russia & Cina

In questa terra promessa al turismo, valorizzata per pochi giorni all’anno, si sta, per la prima volta nello scacchiere mondiale, riorganizzando la geopolitica degli affari post sanzioni. In pratica, con un cambio di testimone, studiato a tavolino o imposto dalle condizioni internazionali, in Costa Smeralda, con questa imponente operazione immobiliare, è iniziata l’alternativa allo strapotere russo in terra sarda. È la prima volta, infatti, che la Cina si affaccia in modo così irruento nel proscenio incantato di “Punta Maistrali” a ridosso di Liscia di Vacca, a due passi da Villa Violina, la residenza preferita di Alisher Usmanov, il vero capo dello Stato oligarchico russo in terra sarda. Non si può dire, ma i ben informati “spifferano” che lui, il magnate di Putin, il primo a finanziare con duecento milioni di dollari l’intrapresa di Mark Zuckerberg con Facebook, sia il primo vero regista dello sbarco cinese nell’eremo del Principe. Come se avesse previsto tutto, come se l’intuito lo avesse guidato nei pronostici geopolitici, quasi che le doti premonitrici gli avessero indicato la direzione del vento delle sanzioni e della guerra, Usmanov aveva iniziato già da tempo a gettare i piloni della nuova via della seta sardo-russo-cinese.

Incontro segreto

L’incontro destinato a tracciare le sorti future di questo connubbio rimase segreto. Vertice coperto da quella riservatezza pagata a suon di stipendi dorati e mance senza fine a bordo del suo Dilbar, quello yacht opulento ed extralusso posizionato, forse, per l’ultima volta nel cuore della baia di Porto Cervo. Sul ponte di comando quel giorno di due anni fa salì niente meno che l’uomo più ricco dell’universo cinese, quel Jack Ma, proprietario e inventore di quella macchina sforna denari ideata per diventare la più potente e innovativa “Amazon” dell’Oriente. Quell’ “Alibaba Group” in grado di far guadagnare al “Jack giallo” un patrimonio netto di oltre 60 miliardi di dollari. E non è un caso che tra i due siano stati affari a prima vista iniziati con una joint venture da 2 miliardi di dollari creata proprio tra il gruppo Alibaba e la potentissima società di servizi Internet di Alisher Usmanov. L’obiettivo era quello di costruire la scalata cinese nell'e-commerce russo. I due, però, l’oligarca e il cinese dissidente, il filo doppio l’hanno stretto quando Usmanov ha incrementato a dismisura il suo investimento nel colosso cinese dell'e-commerce. Quando gli hanno chiesto quanto fosse importante la sua nuova partecipazione lui ha risposto a modo suo: non c’è un modo modesto per descriverlo.

La zarina in “giallo”

Ora la nuova zarina cinese in terra di Sardegna si chiama Nani Wang. Secondo l’intelligence finanziaria di Washington è lei a capo degli investimenti della “JD.com”, la piattaforma di e-commerce numero uno in Cina. Una piattaforma da 580 milioni di clienti, la nuova frontiera del commercio globale. È lei che, per conto proprio o di altri, ha aperto le porte del paradiso sardo alla via della Seta. Al posto dei russi i cinesi.

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