Si è svolta ieri sera l’assemblea pubblica nella sala consiliare di Pattada per affrontare il problema della grande antenna per la telefonia mobile che potrebbe modificare per sempre il profilo del colle di San Gavino.

Una stazione alta circa 33 metri, su un basamento di cemento armato. Per molti cittadini, firmatari di una petizione, un vero e proprio orrore, uno sfregio a un sito di grande valore storico, culturale e paesaggistico, dove ancora insistono, anche se non più attivi, una chiesa e un convento benedettini, edifici che compaiono pure nel Catasto De Candia nel 1856, con la dicitura “proprietà comunale”.

L’archeologa Maria Antonietta Mongiu, già assessora regionale alla Cultura, il magistrato amministrativo Paolo Numerico e il portavoce del comitato di cittadini, Pinuccio Ferma, hanno spiegato davanti a una vasta platea tutte le fasi dell’iter ma, soprattutto, l’importanza che riveste quel sito, un luogo descritto dallo storico Vittorio Angius nel 1833, come panoramicissimo, alto oltre 950 metri, con stratificazioni senza soluzione di continuità dal periodo preistorico fino a oggi. Nel 1919 si decise di usare la navata centrale della chiesa come monumento ai caduti della Prima guerra mondiale e di realizzare un parco delle rimembranze.

«Il monumento è vincolato dal Codice di beni culturali e del paesaggio», ha detto l’archeologa. Ci sono oltre mille firme raccolte e inviate alla prefetta di Sassari. Il 27 aprile il Tar affronterà la questione. Intanto il sindaco Angelo Sini ha tenuto a precisare che si tratta di opere di urbanizzazione primaria «e possono essere installate in terreni aventi qualsiasi destinazione urbanistica. Neanche a me piace l’antenna – ha ammesso – ma prima di fare qualsiasi passo mi sono consultato con l’avvocato».

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