Prende a testate un cancello, si dà pizzicotti sulle braccia e poi grida: «Aiuto, mi stanno picchiando».

Sono le azioni compiute, secondo il capo d’imputazione, da una 60enne sassarese condannata oggi alla pena di due anni e 10 giorni di reclusione dalla giudice Silvia Masala.

La donna era imputata, oltre che per simulazione di reato, anche per minaccia, avendo apostrofato nel 2017 - in un paese dell’hinterland sassarese - tre persone con frasi del tipo: «Ti spacco la testa», «Ti ammazzo di botte», per anche per aver lanciato un vaso di fiori contro un’altra donna.

Insieme a un 68enne, anche lui imputato per minaccia e condannato a due anni, era poi accusata di calunnia per aver denunciato ai carabinieri dello stesso paese una coppia perché, sosteneva, l’altra donna, incitata da un uomo, l’avrebbe colpita più volte alla testa e alle braccia con il manico di un ombrellone.

La versione dei due, difesi dall’avvocata Elisabetta Sotgia, non ha però trovato riscontri, portando invece alla denuncia contro di loro. 

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