Anche il giorno della Pentolaccia, ultimo sussulto del Carnevale, sta per essere risucchiato dalla Quaresima, tempo di penitenza e riflessioni.

Ad Alghero qualcuno è stato in festa, altri non sono nemmeno usciti. C'è però chi non ha nulla da festeggiare e, per qualche ignoto motivo, non dorme nelle proprie quattro mura di casa - ammesso che ne abbia una - usando come giaciglio una fredda lastra di marmo all'entrata di un portone di un grande palazzo in via Vittorio Emanuele, a pochi passi dal carcere catalano. Come coperta l'uomo usa una trapunta gialla, sotto la quale se ne sta rannicchiato in posizione fetale, per prendere meno freddo.

La notte infatti è ancor più lunga da passare per chi ha abbandonato la voglia di lottare e aspetta solo il sonno per dimenticare. Queste persone devono essere aiutate: un gesto di carità, che non è l'elemosina da quattro soldi, deve essere compiuto, in particolar modo dalle istituzioni. Altrimenti non ha nessun senso istituire l'assessorato ai Servizi sociali, quando in realtà non c'è nessun servizio verso chi vive, nell'era della globalizzazione, come un cane randagio nel portone di un palazzo. Anche nelle fredde notti di inverno.
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