Altolà del Partito dei Sardi sugli enti e i centri di sottogoverno turritani che hanno importanza regionale se non internazionale, e continuano a esser governati da soggetti esterni, "senza che l'amministrazione comunale di Porto Torres sappia esercitare un minimo di controllo e di autorevolezza".

L’ultimo episodio emblematico, secondo il coordinatore del Pds Alessandro Pinna, riguarda la recente ipotesi di consorziare i comandi di polizia locale dell’area vasta, "che ha prodotto poco di autorevole e propositivo, e al contrario ha dato luogo a litigi interni ormai all’ordine del giorno tra la struttura e l’amministrazione tra componenti dell’esecutivo e la comandante della polizia locale che, sulla trattazione di temi specifici locali, è stata convocata soltanto dopo che l’amministrazione aveva audito il comandante della polizia locale di Sassari".

Per il Pds "altrettanto passivi i nostri amministratori sono parsi quando hanno assistito da spettatori al minuetto tra il vice presidente facente funzioni del parco dell’Asinara Antonio Diana e il commissario della provincia Pietrino Fois, che prefiguravano bellamente i destini del parco, ricadente interamente sotto il territorio di Porto Torres".

Un attacco duro quello del Partito dei sardi su quelli che vengono definiti "errori, superficialità e scortesie all’ordine del giorno che caratterizzano il confronto all’interno della struttura e anche quello con l’amministrazione, creando sconforto e confusione. E soprattutto allontanano da una visione autorevole chi dovrebbe amministrare tematiche importantissime per il futuro della comunità".

Come non meno stringenti sono la questione del trasporto pubblico, dallo scuolabus alle linee marittime e commerciali; il polo energetico e l’ipotesi di un deposito costiero per le navi gasiere; o la non meno prioritaria realizzazione della casa della salute, e non ultima la necessità di dare personalità giuridica al parco archeologico più esteso della Sardegna.

"A noi pare che a decidere sul futuro di Porto Torres siano realtà estranee - conclude Alessandro Pinna - multinazionali, esponenti politici, amministratori di enti che non hanno casa o interessi di affetto verso la città, che appare come una piattaforma off shore al largo in mare aperto. Ma la responsabilità non è di chi viene a fare lucro, bensì di una classe dirigente locale e di una parte della comunità passive e opportuniste, che non amano la città".
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