Per Giancarlo Foddai parla solo lo sguardo: 47 anni, sassarese, dal 2020 è allettato nella sua abitazione di Li Punti a causa della Sla, la malattia neurodegenerativa che colpisce i motoneuroni e rende impossibile qualsiasi movimento. Tranne quello degli occhi che trasmettono le parole dell’uomo, attaccato a ventilatori e macchinari per vivere, attraverso l’interfaccia di un comunicatore vocalico.

“Un aiuto, un aiuto concreto”, riproduce questo, trasferendo la richiesta di Giancarlo, e della sua famiglia, di avere un quarto infermiere che lo curi.

“I primi due - spiega il fratello Massimo - li paga la Regione con il progetto ‘Ritornare a casa’, il terzo noi con la pensione di Giancarlo. Il quarto, dopo aver dato fondo ai risparmi e venduto alcuni beni, non possiamo più permettercelo”. Una presenza però fondamentale per la sopravvivenza del 47enne, privo di qualsiasi autonomia, tracheotomizzato, e che si nutre solo grazie alla peg, la gastronomia endoscopica percutanea. Servono infatti competenze professionali per vigilare sull’uomo e sui macchinari nell’arco delle 24 ore, esperienza, ora data dagli infermieri a turno, e che certo non può essere coperta da papà Lorenzo e mamma Lina, gli anziani genitori.

Abbiamo bisogno di 19mila euro che non possediamo”, aggiunge Massimo, calcolando la somma che, nel complesso, si attesta sotto gli 80mila.

Intanto è arrivato il soccorso di Fiat 500 Club Florinas che ha procurato 900 euro di medicinali non coperti dal Sistema sanitario nazionale.

“Un piccolo aiuto - spiega il vicepresidente Roberto Vannini - ora speriamo di creare una rete con le altre associazioni per sostenere Giancarlo”. L’alternativa sarebbe quella di trasferirlo lontano da casa.

“Non esiste - si ribellano i familiari - deve rimanere qui”.

Lui, ex tappezziere, che nel giro di poco, dal 2018, ha perso ogni mobilità, ci si rivolge di nuovo con lo sguardo, ancora vitale: “Un aiuto concreto. Grazie mille”.

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