Scappati dalla Spagna dove la paura del Covid prima li aveva discriminati perché italiani e possibili portatori del virus.

Una coppia di portotorresi partiti per lavoro aveva trovato porte sbarrate negli hotel e negli alberghi e nessuna possibilità di trovare un posto dove trascorrere la notte.

Dopo cinque mesi tra piccole attività e un impegno nel volontariato, il lavoro sempre più scarso e la nuova ondata di contagi, Franca Ledda, 53 anni, e Alberto Paulesu, 47, sono rientrati a casa.

La loro disavventura in Spagna era iniziata il 14 marzo, in piena pandemia, quando decisero di imbarcarsi già con un contratto di lavoro in mano per prestare servizio in uno dei tanti ristoranti a Palma di Maiorca.

Franca e Alberto, sbarcati ieri a Porto Torres con le facce preoccupate ma felici di essere rientrati a casa, si sono messi in fila per il test rapido molecolare negli spazi allestiti dall'Ats all'interno della stazione marittima.

Partiti a bordo della Grimaldi dallo scalo di Barcellona, una delle zone ad alto rischio, sono arrivati insieme ad altri 70 passeggeri, trenta già muniti del certificato con l'esito negativo del test sierologico.

"Siamo giunti a Barcellona il 15 marzo nel giorno in cui è scattato il lockdown - racconta Franca Ledda - abbiamo vagato per diverse ore senza trovare ospitalità per il nostro accento italiano. Solo a notte tarda finalmente un posto in una piccola pensione". Poi il lavoro promesso che non c'è, nel ristorante solo piccole attività da muratore. "L'uscita dal lockdown non è stata meno drammatica - prosegue Franca - nel ristorante di Maiorca si procedeva a rilento, pochi clienti, pochi turisti. Io mi sono dedicata al volontariato presso un rifugio di accoglienza per gli animali, mentre Alberto iniziò a lavoricchiare come cuoco fino alla decisione di rientrare nonostante in piena stagione. In Spagna è scoppiata di nuovo la paura e il rischio contagi è diventato troppo elevato".
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