Un detenuto di 52 anni si è ucciso nella notte nel carcere di Bancali. È la 27esima vittima dietro le sbarre dall'inizio dell'anno. L'uomo si è impiccato al cancello della cella con il laccio dei pantaloni ed è stato trovato morto questa mattina alle 6 dagli agenti penitenziari all'apertura delle celle per la conta.

«Siamo costernati e affranti: un detenuto che si toglie la vita in carcere è una sconfitta per lo Stato e per tutti noi che lavoriamo in prima linea», denuncia Donato Capece, segretario generale del Sindacato autonomo polizia penitenziaria. «Era rientrato ieri sera da un ricovero in ospedale - spiega il delegato nazionale per la Sardegna del Sappe, Antonio Cannas - Pare che soffrisse di problemi suicidari. Il detenuto era italiano. In cella con lui c’era un altro detenuto che pare non si sia accorto di niente perché dormiva. All’apertura del blindo della cella, l'uomo è stato trovato appeso al cancello».

Per il segretario regionale della sigla, Luca Fais, «il suicidio è sicuramente un evento imprevedibile, il problema è preventivo, non successivo. Con il passaggio della sanità penitenziaria alle Regioni, la situazione è purtroppo estremamente peggiorata. La carenza di operatori sanitari, psicologi e psichiatri è il punto cruciale della questione. A nostro avviso servono concorsi regionali e assunzioni di personale sanitario da destinare esclusivamente alle carceri sarde». Nel sollecitare le riforme richieste, il Sappe avverte: «Se il Guardasigilli Nordio ignorerà questo appello, non esiteremo a portare in piazza sotto il dicastero della Giustizia tutto il dissenso e il malumore dei poliziotti penitenziari italiani».

(Unioneonline/D)

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