Giovane “pestato” ad Alghero: minacce di morte contro il proprietario del locale
Lo sfogo di Federico Salis, dopo quanto accaduto al “Touch on the beach” il 14 agosto: «Non stiamo coprendo nessuno, siamo a disposizione delle forze dell’ordine»Minacce di morte, insulti, “inviti” alla chiusura.
Sul Touch on the Beach di Alghero si è abbattuta un’ondata d’odio dopo l’episodio del pugno ricevuto da un cliente nelle prime ore del 14 agosto.
«In gran parte- dichiara Federico Salis, proprietario della discoteca - sono messaggi indirizzati a me«. Si tratta di post in cui lo si incolpa di quanto accaduto e, addirittura, di “coprire” il ragazzo di colore protagonista dell’aggressione.
«Assolutamente no. Perché dovrei coprire chi mi sta rovinando? Ha sbagliato ed è giusto che paghi lui. Noi siamo a completa disposizione della parte lesa e delle forze dell’ordine».
In molti credono che il giovane che ha sferrato il cazzotto sul volto di un 23enne algherese causandogli la frattura orbitale faccia parte della sicurezza. «Falso. È un amico o un parente di una persona che lavora nel locale. Non l’avevo mai visto prima».
Però aveva tanto di auricolare e radiolina come uno della security. «Glieli aveva dati momentaneamente l’amico che doveva andare in bagno. So che non mi si crederà ma è andata così».
La rissa sarebbe scaturita da un tavolo del privè per una discussione su una ragazza. Poi, come documentano le immagini di un video girato da un avventore, i tentativi di separazione dei contendenti fino alla spinta contro il ragazzo di colore che reagisce colpendo chi non c’entrava nulla. «Ha fatto una cosa da infame. E voglio chiarire poi che il mio collaboratore, che nel video si vede trattenere la vittima, voleva in realtà difendere lui e l’altro che aveva dato la spinta».
Pochi minuti in cui, secondo Salis, le cose sono andate storte, nonostante il tempestivo intervento della sicurezza. «Abbiamo cercato di dividere e separare, come si fa in questi casi. Poi il ragazzo ha avuto quella reazione…».
Federico precisa che l’aggredito è stato soccorso, al contrario di quanto sostenuto. «L’ho fatto io. Mi ha detto che era abituato a prendere colpi giocando a basket e che non voleva far preoccupare la madre».
Ora il timore è che la struttura, 500 mq per 1000 clienti e dove ci sono a busta paga 44 persone, possa essere chiusa. «Sarebbe un danno enorme, di immagine e di risorse finanziarie. Oltretutto nessuno di noi ha responsabilità per quanto accaduto».