Una lettera per esprimere «solidarietà, vicinanza e rinnovata amicizia» al «fratello Don Angelino»: è quanto ha mandato questa mattina il vescovo di Ozieri, don Corrado Melis, ai cristiani della comunità diocesana e al cardinale Becciu.

Una lettera in cui nell’«ingordo gossip superficiale e contradditorio sulla delicata fase della scelta di un nuovo Pastore per la Chiesa universale», il vescovo sottolinea «la postura saggia, sobria e pacata di don Angelino anche nel gesto ufficiale di rinuncia al dovere di partecipare al Conclave per eleggere il nuovo pontefice». Una «testimonianza di mitezza evangelica», affinata sempre meglio «al crogiuolo delle costanti tempeste che da quasi 5 anni aggrediscono la sua storia».

Di seguito, il testo integrale della missiva:

«Cari cristiani della comunità diocesana di Ozieri e caro don Angelino,
sento forte il dovere di condividere tre pensieri che affiorano dalla preghiera di questi giorni e che esprimono la profonda amicizia che lega don Angelino alla mia persona e a questa sua cara terra diocesana di Ozieri.

Mischiato con il rammarico di vedere le pagine dei giornali cariche di ingordo gossip superficiale e contradditorio sulla delicata fase della scelta di un nuovo Pastore per la Chiesa universale, riconosco nel mio cuore un sentimento di stima e apprezzamento per la postura saggia, sobria e pacata di don Angelino anche nel gesto ufficiale di rinuncia al dovere di partecipare al Conclave per eleggere il nuovo pontefice. In questo clima così accanito che vorrebbe definire i confini degli avversari, inquadrare gli schieramenti e anche le regole di un braccio di ferro tra “pro e contro Bergoglio”, emerge infatti l’incrollabile certezza dell’affetto che il cardinal Becciu nutriva per la persona di papa Francesco. Personalmente sono sconcertato proprio per la distanza e la dissonanza tra il vociare eguagliato dei media sull’affaire Becciu e la semplicità e autenticità dello stesso Cardinale. Ancora una volta il popolo della rete ha bisogno di panem et circenses per fare da spettatore allo spettacolo delle divisioni all’interno della Chiesa. Ma, ancora una volta, lo Spirito Santo saprà sorprendere e lavorare anche con le sporcizie e macchinazioni umane.

Riguardo poi alla reazione del Cardinale, mi piace proprio e raccolgo con grande stima la testimonianza di mitezza evangelica che percepisco dalla sua persona. In perfetta coerenza con il suo stile, che noi suoi amici e fratelli di ministero sappiamo essere plasmato dalla spiritualità del crocifisso abbandonato e risorto, ha fatto della mitezza un’arte da affinare sempre meglio al crogiuolo delle costanti tempeste che da quasi 5 anni aggrediscono la sua storia. Il mite è un grande collaboratore dello Spirito Santo perché deve affrontare con creatività la sfida di restare sereno e amabile senza mai rinunciare ad affermare con decisione la verità. Una persona mite guadagna infinitamente in credibilità, affidabilità e stima. Forse anche per questo, al fronte di tante maldicenze immotivate, gratuite e sciocche che circolano sui social (leggi: dietro lo scudo di uno schermo) si fanno sempre più strada gli appassionati della verità lenta, pacifica, complicata e faticosa, disposti a rinunciare alla legge del più forte, del “chi grida di più”, del “chi infanga di più" e mettersi in silenzio e in preghiera per far avvicinare sempre più la giustizia alla verità.

Infine, in questo tempo pasquale, mi risuonano nel cuore queste parole bibliche che lascio alla meditazione e alla preghiera personale. Sono parole di san Paolo agli abitanti di Filippi (3,7-14) e penso dipingano bene tutte quelle stagioni della vita che, come quella attuale di don Angelino, rischiano di incidersi nella nostra storia come protagoniste rubando il posto all’essenziale, all’unico necessario, alla vera potenza che muove la speranza, cioè alla Pasqua:
«Queste cose, che per me erano guadagni, io le ho considerate una perdita a motivo di Cristo. Anzi, ritengo che tutto sia una perdita a motivo della sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore. Per lui ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura, per guadagnare Cristo ed essere trovato in lui, avendo come mia giustizia non quella derivante dalla Legge, ma quella che viene dalla fede in Cristo, la giustizia che viene da Dio, basata sulla fede: perché io possa conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la comunione alle sue sofferenze, facendomi conforme alla sua morte, nella speranza di giungere alla risurrezione dai morti. Non ho certo raggiunto la mèta, non sono arrivato alla perfezione; ma mi sforzo di correre per conquistarla, perché anch’io sono stato conquistato da Cristo Gesù. Fratelli, io non ritengo ancora di averla conquistata. So soltanto questo: dimenticando ciò che mi sta alle spalle e proteso verso ciò che mi sta di fronte, corro verso la mèta, al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù».

Cari cristiani e caro don Angelino, fidiamoci della potenza della risurrezione e affidiamo al Pastore mite, misericordioso e giusto ogni desiderio di bene per ogni uomo innamorato della vita, della sua preziosa ricchezza e del suo profondo senso eterno».
+don Corrado vescovo

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