A un mese dall’assalto paramilitare alla sede della Mondialpol a Caniga, un punto debole nel piano dei banditi sposta l’indagine a Olbia. I poliziotti della Squadra Mobile di Sassari hanno scoperto che l’escavatore Cat usato per superare il muro di cinta non è mai stato rubato, o almeno nessuno ne aveva denunciato il furto.

E se non c’è un esposto per il furto e il mezzo era a disposizione del commando, il proprietario deve dare delle spiegazioni, così coma la persona a cui era stato venduto il Cat. 

Le versioni date hanno diversi punti che non reggono secondo chi indaga. L’escavatore sarebbe stato venduto a Luogosanto e utilizzato in diversi cantieri. Il proprietario, un gallurese, sostiene di averlo venduto a un impresario che avrebbe dovuto ritirarlo a Olbia, dove era stato parcheggiato e dove è rimasto a lungo, senza essere mai preso nel periodo precedente alla rapina. L’uomo dice di essersene disinteressato perché convinto che fosse stato già preso in consegna.

Una storia non proprio lineare, non è escluso da qui possano uscire i primi indagati. Intanto si parla di un bunker o un seminterrato non lontano da Caniga da cui il bottino (oltre 10 milioni di euro) non si sarebbe ancora spostato.

Tutti i dettagli nell’articolo di Andrea Busia su L’Unione Sarda in edicola e sull’edizione digitale

© Riproduzione riservata