Precari da almeno 8-10 anni, «io addirittura da 16», spiega uno dei ricercatori. Un presidio dei precari del Centro Nazionale Ricerche di Sassari ha rinnovato la protesta per la finora vana attesa di una stabilizzazione contrattuale. Protesta scelta proprio nel giorno dell'arrivo della presidente nazionale del Cnr, per il progetto “Il respiro del futuro”.

Respiro e futuro sono due parole per il momento sconosciute non solo per la ventina di ricercatori precari della sede sassarese ma per tutti quelli sardi, che sono oltre cinquanta e rappresentano quasi un terzo del personale rispetto alle varie sedi dell'Isola. Naturalmente il problema è italiano e investe una Finanziaria che sembra avere dimenticato la situazione di persone specializzate in vari settori, che pure portano avanti ricerche e compiti fondamentali.

«Non ci sono neppure concorsi per i contratti a tempo determinato e io mi sono buttato sull'insegnamento» ha ammesso un precario. Un danno doppio se si pensa quanto lo Stato ha speso per preparare professionalmente i ricercatori che però non hanno prospettive e oltretutto sono penalizzati anche sul fronte pensionistico, perché non vengono riconosciuti tutti gli anni di precariato.

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