«Prima di tutto le scuse. Mai e poi mai avrei voluto offendere i sardi, o chiunque altro. Il mio era un tentativo di evocare un’immagine felliniana». Diego Abatantuono chiama la redazione de L’Unione Sarda dopo essere stato travolto dall’eco delle polemiche e delle invettive sollevate da questa parte del Tirreno a causa delle sue dichiarazioni sui sardi, pubblicate sul Corriere della Sera e rilanciate sul sito dell’Unione.

L’attore, milanese e milanista, aveva raccontato della sua prima volta a San Siro, da ragazzino: era un Milan-Cagliari, è il suo ricordo. Vinsero i rossoblù «con gol di Riva, che era un mio mito», dice (ma la memoria forse lo tradisce, perché l’unico 0-1 in casa rossonera, in quel periodo,  fu firmato da Hitchens, nel ‘68).

Così la visse Abatantuono: «Ci misi un venti minuti per cercare di entrare in tempo e poi persi quattro minuti e venti secondi spesi in spinte, spintoni, "dov’è che vuoi andare pirla”, prima di riuscire a vedere il campo a colori». E ha aggiunto: «Così, al debutto, ho visto al massimo dei sardi che ridevano con addosso dei vestiti grigio-Nuoro e dei denti cariati grigi anche loro, abbinati a delle azioni inconcludenti del Milan. Ero contento lo stesso perché i sardi sorridenti erano più rari della figurina di Boranga. Parlavano in un linguaggio misterioso che poi, si è saputo, era dialetto sardo». 

Ed è stata questa seconda parte a far scatenare l’indignazione popolare sui social. «Io uso il telefono solo per telefonare, appunto. Mi ha avvertito mio figlio», sottolinea l’attore, «e dopo le scuse, che ribadisco,   vorrei spiegare. Ci sono rimasto male, non era mia intenzione». 

Il contesto di quel racconto, innanzitutto: «Rievocavo il periodo del bianco e nero, della Milano grigia, del ferro. Vedevo così la mia infanzia. Le partite in Tv erano grigie. Per la prima volta, avrò avuto 14 anni,  vedevo il verde del campo. Un’odissea per entrare. E quando sono arrivato», dice sconsolato, «abbiamo preso il gol». Poi la sconfitta: «Ecco perché per me anche quel ricordo è diventato grigio». 

Ma “i denti cariati” dei sardi? «Ma non ce n’era nemmeno uno, di sardo con i denti marci, è ovvio. Non so nemmeno se stessero ridendo», aggiunge ancora Abatantuono, «era un’immagine, una trasposizione felliniana di quello che ho vissuto. Ci fossero stati, che so, baresi o bergamaschi, per me sarebbe stato lo stesso. Era una battuta, un racconto su quello che ha vissuto un quattordicenne come me allora. Mi dispiace davvero per l’equivoco». 

L’attore ribadisce, come spesso succede in casi simili,  di «avere molti amici sardi» e, tra l’altro, «tanti hanno sorrisi bellissimi». E tiene a precisare che «quando abbiamo registrato la trasmissione di Carlo Cracco, Dinner club, sono stato io a scegliere di farla in Sardegna.   Una terra bellissima dove sono venuto tante volte, per anni». Snocciola nomi di località, anche poco conosciute ai “continentali”. 

«Ecco, volevo chiedere scusa. Non è stata letta l’ironia e tanti si sono arrabbiati», è la conclusione, «mi spiace davvero: non sono abituato a questo tipo di polemiche». 

Enrico Fresu 

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