"Quella notte non ero lì, ero lontano insieme alla mia famiglia".

Così si difende Serif Seferovic, il 20enne sospettato di essere l'autore del rogo del camper in cui lo scorso 5 maggio sono morte a Roma, quartiere Centocelle, le tre sorelle Halilovic di 4, 8 e 20 anni.

Nel carcere di Torino, nel corso dell'udienza di convalida del fermo, Seferovic ha ribadito che la notte in cui il camper è andato a fuoco lui non si trovava in zona Centocelle, ma in un'area di sosta a Prati Fiscali assieme a tutti i suoi familiari.

Il legale che lo assiste, Gianluca Nicolini, ha chiesto di acquisire le immagini girate dalle telecamere della zona per provare che i Seferovic quella notte erano da tutt'altra parte.

Il gip di Torino, Alessandra Danieli, deciderà nelle prossime ore se convalidare o meno il fermo del giovane.

Seferovic era stato condannato a due anni di carcere per il furto della borsa ai danni della studentessa cinese Zhang Yao, che è stata travolta e uccisa da un treno mentre attraversava i binari per inseguire i suoi scippatori.

Tuttavia il 20enne ai tempi era incensurato, così in carcere ci è rimasto solo 21 giorni.

Le indagini sul rogo si sono subito concentrate su di lui e sulla sua famiglia, che con gli Halilovic aveva avuto vari screzi.

Per trovare Serif, che si era rifugiato a Torino, gli agenti hanno tenuto sotto stretto controllo gli spostamenti della sua fidanzata, che risulta vivere in un campo nomadi in Sardegna. Quando lei si è imbarcata su un traghetto in direzione Genova, e di lì ha preso un treno per Torino, i poliziotti non l'hanno persa di vista un attimo.

Alla stazione del Lingotto di Torino l'incontro di Serif con la ragazza, ed è stato allora che è scattato l'arresto.

Ora le forze dell'ordine stanno dando la caccia al fratello, che pare sia fuggito in Serbia.

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