I documenti sono riservati, coperti da quel segreto militare che scorre tra cablogrammi e missive blindate nelle fibre ottiche riservate agli Stati Maggiore della Difesa. Uno dei documenti in nostro possesso è esplicito come pochi. La parola chiave è obbligatoriamente anglosassone: «warfighting». Tradotta senza mezzi termini significa: pronti alla guerra, al combattimento, allo scontro tra eserciti. Non era mai successo prima, dal ‘48 ad oggi. Quell’assetto era stato archiviato per sempre, almeno questo si pensava e sperava. I signori della guerra e delle armi, le industrie belliche italiane e non solo, mai avrebbero immaginato un’escalation così copiosa, tale da rinvigorire senza limiti di spesa arsenali e affari.

Pronti allo scontro

La missiva ha un oggetto che non lascia adito a dubbi: «Evoluzione dello scacchiere internazionale. Disposizioni del Sig. Capo di Stato Maggiore dell’Esercito». Il contenuto della direttiva è eloquente: «Tutte le attività addestrative dovranno essere orientate al “warfighting”. In merito, viene disposto il rinvio di tutte le esercitazioni che non siano specificatamente indirizzate al mantenimento delle capacità operative». Non ci vuole molto per capire quello che sta succedendo e le conseguenze di quel dispaccio: la Sardegna è, in base alle disposizioni delle ultime ore e all’assetto che documentiamo con immagini esclusive, base operativa, probabilmente esclusiva, del «warfighiting», del tenersi pronti allo scontro. Se nella disposizione del numero uno dell’Esercito c’è scritto che devono essere rinviate tutte le esercitazioni “superflue” è evidente che quelle appena avviate in queste ore in Sardegna sono funzionali all’allerta guerra.

Nave carica

Non è un caso, infatti, che da giorni imperversa nel Sud dell’Isola, nel porto di Sant’Antioco, la nave grigia “Capucine” battente bandiera di Malta, sempre più carica di armamenti e munizioni di ogni genere. L’ultimo scarico tre giorni fa, decine di obici e carri armati, non meno di 50 container di materiale bellico. Tutti scaricati nel piazzale del porto per essere poi trasportati con rimorchi nel poligono militare di Teulada.

In viaggio

La stessa nave tra qualche ora, nella notte di oggi o all’alba di domani, potrebbe nuovamente agganciare le cime militari nelle bitte del porto sulcitano. La navigazione procede lentissima, dal Porto di Ravenna verso la Sardegna, con un carico imponente che le impedisce di superare i dieci nodi di velocità. Che lo scacchiere militare imposto all’Isola sia in fermento lo si percepisce non solo con il via vai di armi di ogni genere. Da ieri gran parte dei tratti di mare sulla costa orientale sarda, da Arbatax sino a Muravera, da Domus de Maria a Porto Pino, sono ufficialmente interdetti. Vietato avvici narsi: esercitazioni a fuoco, recitano le ordinanze appena pubblicate dalle Capitanerie di Porto di Cagliari e Arbatax.

Bombe, giorno e notte

Non le solite esercitazioni, già di per se invasive e distruttive, ma assetto di guerra vero e proprio, come da disposizioni superiori. In quel tratto di mare, da sempre rotta di navi passeggeri, è vietato tutto: dal transito alla pesca, dalle immersioni all’ormeggio. Orari variabili nel poligono Interforce di Quirra. Dal 3 al 31 ottobre si bombarda dalle 7 del mattino alle 20, dal 24 al 28 ottobre si inizia all’alba delle 5 sino a dopo il tramonto alle 20. Non va meglio a Teulada: l’assetto di guerra va dalle 8 del mattino sino alle 23 di notte, ininterrottamente dal 3 al 21 ottobre.

Missili antiaereo

A tutto questo si aggiunge lo scenario di guerra delle immagini esclusive che pubblichiamo. Mezzi militari mai visti che si aggirano nel poligono di Quirra come se la Sardegna fosse stata trasformata ancor di più e con maggiore violenza in una terra di guerra vera. Per scorgerli devi incappare in quelle tante strade d’accesso che in 12.000 ettari di occupazione guerrafondaia della Sardegna orientale ti immettono in quello che è ancor oggi il più imponente poligono militare d’Europa. Come se non ci fossero centri abitati a due passi, con migliaia di civili, in quel territorio a cavallo tra il Sarrabus, il Gerrei e l’Ogliastra svettano delle batterie antimissile, che proiettano le servitù militari dell’Isola in una nuova dimensione nello scacchiere della Difesa.

Salto di categoria

Non è ben chiara la finalità di questo posizionamento a Quirra, di certo si tratta di un salto di qualità, si fa per dire, della presenza militare sul territorio sardo. Se fosse una presenza di batterie di missili antimissile a scopo esercitativo significherebbe che tali strutture potrebbero essere utilizzate sul territorio sardo, se fossero, invece, posizionate realmente a scopo difensivo consoliderebbe il fatto che la Sardegna e le basi militari sono considerate un bersaglio militare vero e proprio, con tutto quanto ne consegue.

Il mistero delle batterie

La foggia di queste batterie antimissile che documentiamo, sia quelle già posizionate che nei mezzi in movimento all’interno del poligono, non corrispondono, però, ai Samp-T in dotazione alla Difesa italiana ma assomigliano come conformazione, ma solo da questo punto di vista, agli S-400 Triumph, un sistema d’arma antiaereo di nuova generazione sviluppato da un’azienda statale russa, in dotazione anche alla Turchia, sino a prova contraria in forza alla Nato. Per capire di cosa si sta parlando basta dire che questi sistemi d’arma, nell’evoluzione di Putin, sono capaci di intercettare e colpire aerei da guerra e missili balistici e da crociera che volano a una velocità fino a 4,8 km/s (17.000 km/h).

Vietato avvicinarsi

Impossibile non vederli, non foss’altro perché mai all’interno del Salto di Quirra si era assistito ad uno schieramento bellico di tale portata. E che la tensione sia altissima lo dimostrano i fermi messi in atto dalle forze dell’ordine all’interno del poligono nelle ultime settimane. Non passa giorno che la “comunicazione” di Stato non divulghi le azioni tese ad impedire l’accesso all’interno del perimetro di guerra, per adesso simulata.

Stringere il cordone

Nelle maglie delle restrizioni d’ingresso , anche nelle aree marginali del poligono, sono finiti pastori e non solo, a testimoniare che i vertici militari hanno deciso di stringere il cordone delle aree militari. Non è un caso che nelle note ufficiali divulgate dai vertici militari siano compresi anche coloro che da sempre sono considerati i più fruitori di quei territori: i pastori. Maglie, dunque, sempre più strette che non hanno, però, impedito di documentare quanto sta realmente avvenendo in una delle aree da sempre più interdette del poligono.

Zona Torri

Nella famigerata zona torri, quella oggetto di uno dei più devastanti scempi ambientali della storia dell’occupazione militare della terra sarda, sono posizionati quei cilindri portamissili antiaerei sistemati in posizione di lancio proprio tra i lentischi ancora rimasti nel Salto di Quirra. Di certo resta un interrogativo pesante come un macigno: per quale motivo la Sardegna è stata designata a queste esercitazioni proprio quando in tutto il resto del Paese sono state sospese? La disposizione dello Stato maggiore dell’Esercito è fin troppo chiara, lasciando comprendere che gran parte dei battaglioni debbano convergere nelle esercitazioni in Sardegna. Nelle disposizioni riservate in mano ai vertici militari ci sono almeno due passaggi che corrispondono all’attuale stato di allerta nell’Isola: «Occorre garantire maggiore omogeneità delle forze che contribuiscono alla condotta delle operazioni, evitando per quanto possibile il frazionamento delle unità». A questo si aggiunge: «Provvedere affinché siano raggiunti e mantenuti i massimi livelli di efficienza di tutti i mezzi cingolati, gli elicotteri (con focus sulle piattaforme dotate di sistemi di autodifesa) e i sistemi d'arma dell'artiglieria». Un vero e proprio assetto di guerra di cui la Sardegna, ignara e succube, subisce senza che niente sia stato comunicato ufficialmente. Il comitato misto paritetico tra Regione e vertici militari sembra essere stato escluso da questo nuovo assetto, compreso il posizionamento di questi armamenti “balistici” che trasformano l’isola in un vero e proprio bersaglio. Concentrare tutte le esercitazioni “warfighting” , pronti a combattere, in Sardegna ha un significato ben preciso che non può di certo passare sotto traccia .

Terra di pace

Ragioni di buon senso e di sicurezza avrebbero dovuto suggerire non solo più cautela ma anche meno spregiudicatezza nell’indicare la Sardegna come base operativa di operazioni ancora più preoccupanti delle già devastanti esercitazioni ordinarie. Bersaglio inconsapevole in tempo di guerra non è un bel regalo per un’Isola che magari poteva ambire a diventare terra di pace e mediazione. I missili antiaerei, invece, a Quirra sono in posizione di lancio.

© Riproduzione riservata