Il lavoro, prima di tutto, e di conseguenza il reddito e il risparmio. Poi i consumi, l’ambiente, il welfare, i reati, i cinema, le librerie, i ristoranti. La qualità della vita dipende da moltissimi fattori, e poiché sentimenti e affetti non si possono quantificare, per valutarla bisogna basarsi su una serie di indicatori economico-sociali capaci di dare un voto alle nostre città.

Tra Aosta e Vibo Valentia c’è un enorme divario, in mezzo un’Italia sempre divisa in due, tra benessere diffuso e malessere profondo. I territori sardi sono sotto la media complessiva nella ricerca del Sole 24 Ore che racconta uno spaccato del Paese da ventisette anni.

Nella classifica di 110 province (comprese le vecchie), la prima dell’Isola è Oristano al 55° posto, seguono Cagliari (57°), Olbia Tempio (59°), Sassari (63°), Ogliastra (67°), Nuoro (71°), Carbonia Iglesias (87°) e Medio Campidano (97°). Salite e discese: colpisce il tonfo della Gallura che perde 53 posizioni dal 2015 (record nazionale), altre registrano differenze importanti, la Barbagia cala di 28 punti; il capoluogo di 18; Tortolì e Lanusei di 17.

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