«Vogliamo solo la verità». Sono state queste le parole di Maria Caterina Fadda, una delle figlie di Gesuino – ucciso nel 1991 insieme al figlio Giuseppe e al pastore Ignazio Pusceddu durante la cosiddetta strage di Sinnai -, alla Corte d’Appello di Roma. Dopo la richiesta di revisione per la condanna di Beniamino Zuncheddu, ha cominciato a farsi strada il pensiero per cui l’ergastolano sia davvero innocente.

Il presidente ha rinviato come già previsto i lavori al 12 dicembre per dar vita al confronto decisivo tra l'uomo che fece le indagini (il poliziotto Mario Uda) e il superstite all'agguato (Luigi Pinna, genero di Gesuino Fadda): un faccia a faccia ritenuto fondamentale per chiarire cosa davvero sia accaduto tre decenni fa, quando il sopravvissuto indicò Zuncheddu quale responsabile.

Lo fece, come ha rivelato il 14 novembre, solo perché l'investigatore glielo indicò mostrandoglielo in una foto, e convincendolo così della sua colpevolezza (passo che rende inattendibile quella indicazione), senza invece averlo realmente riconosciuto al momento dell'assalto armato? Uda nella stessa occasione ha negato.

Il momento della verità arriverà tra 11 giorni.

Andrea Manunza

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