Sant’Antonio Abate, a Quartucciu ritorna il rito del fuoco e della memoria
L’appuntamento domani sera nella piccola chiesa dedicata al santo in via NeghelliPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Il fuoco anche quest’anno tornerà a illuminare la piccola chiesa di Sant’Antonio Abate, in via Neghelli. Domani sera Quartucciu celebrerà il santo purificatore con un rito che parla di tradizione, fede e comunità. Una festa che sembrava dimenticata, persa nel tempo, ma che rivive grazie alla volontà del parroco Don Elvio Puddu.
Sant’Antonio Abate, il “Grande”, è il protettore contro il male, custode della luce, simbolo di lotta contro il diavolo e di fertilità della terra. Dal IV secolo, quando morì nel deserto della Tebaide, la sua devozione ha attraversato i secoli. Il fuoco che lo accompagna non è solo simbolo di purificazione, ma di rinascita e speranza, capace di scaldare le anime e lenire i dolori, proprio come il santo leniva il male del corpo e dello spirito.
La festa non sarà solo un richiamo alla tradizione, ma un atto di riconoscenza verso chi quella chiesa l’ha resa possibile. Alle 17, infatti, verrà posata una targa commemorativa nel cortile della chiesa, un omaggio ad Antonio Vivanet e Maria Doneddu, i benefattori che agli inizi del Novecento acquistarono i terreni dalla struttura ospedaliera di Sant’Antonio di Cagliari. Con il loro contributo non solo diedero vita al moderno ospedale civile cagliaritano, ma ricostruirono la chiesetta distrutta dall’alluvione del 1889. La lapide, fedele copia di quella distrutta dai vandali negli anni Sessanta, è stata voluta dall’associazione “Impari po imparai” e dal parroco Don Elvio Puddu ed è stata donata dal marmista locale Pietro Pisu. Il loro impegno restituisce così dignità alla memoria dei Vivanet e riporta al cuore della comunità un luogo di preghiera e storia.
Francesca Melis