Non c'erano affitti non pagati alla base della lite che ha portato martedì mattina all'omicidio di Antonio Pisu in via Agricola 52 a Monserrato, ma la caparra della casa.

Luigi Piras, l'ex assicuratore 76enne che ha sparato i quattro colpi e viveva da anni nella casa di Pisu, nel marzo del 2014 aveva firmato con la moglie della vittima un preliminare di vendita della mansarda in cui è avvenuto il delitto versando 30mila euro a titolo di anticipo. Ma la mansarda, realizzata sul lastrico solare del palazzetto della famiglia Pisu, era abusiva. A questo punto, nel 2015, tra le parti viene sottoscritto un contratto di comodato d'uso gratuito dell'immobile per le volture delle utenze domestiche e Piras, che ne aveva già preso possesso, chiede che si proceda alla sanatoria per poter completare l'acquisto. Impossibile: l'abuso è insanabile.

Pisu e consorte chiedono la restituzione dell'immobile, Piras quella dei soldi. I giudici hanno rigettato tutte le istanze dando ragione a Piras, che si è sempre detto pronto a liberare l'appartamento a patto di avere indietro i suoi 30mila euro. Ma Antonio Pisu di restituire quei soldi non ne aveva la minima intenzione. Tra insulti reciproci, urla, dispetti, l'andazzo di un rapporto ormai logorato sembrava essersi consolidato con il rito della lite quotidiana. Sino a martedì mattina. 

Una brutta storia, insomma, che non giustifica in alcun modo il drammatico epilogo: secondo l’autopsia eseguita ieri dal medico legale Roberto Demontis sono quattro i colpi di pistola sparati all’indirizzo dell'impresario, tre proiettili sono usciti, solo uno, quello letale, gli è rimasto conficcato nel collo. Un altro colpo è risuonato durante la colluttazione tra Piras e Marcello Pisu, il figlio intervenuto per difendere il padre: per fortuna si è fermato su una parete. 

(Unioneonline)

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