«Non ho giustificazioni dopo un atto del genere, ma è giusto che chi deve si prenda le sue responsabilità. Riconosco i miei errori e sono consapevole delle conseguenze che ci saranno, ma non per questo si deve ricamare sopra con false informazioni pur di farmi passare per la persona che non sono».

Si chiude così la lunga lettera scritta dallo studente dell’Alberghiero Azuni di Pula  che lo scorso 6 febbraio ha colpito alla testa un compagno con una pala, durante la ricreazione (qui la notizia con tutti i dettagli): il giovane è stato portato in ospedale con delle profonde ferite al capo, giudicate guaribili in 15 giorni. 

Un episodio, denunciato dal padre del diciassettenne aggredito. Il consiglio d’istituto ha deciso: 45 giorni di sospensione per il responsabile. Poteva arrivare l’espulsione, ma non c’è stata.  Forse, il grave episodio poteva essere evitato. Non si è trattato di “bullismo”. Il contesto è delicato.  E il protagonista, che non cerca giustificazioni,  vuole raccontarne i contorni. Ecco la sua missiva.   

“Ho letto tutte le notizie a riguardo e sono convinto che sia doveroso chiarire alcuni aspetti. Parto dal presupposto che sono un ragazzo che soffre di un disturbo antisociale di personalità diagnosticatomi in seguito ad una precedente diagnosi di Adhd.  Tengo a precisare che questa premessa è stata fatta per dare un quadro completo della situazione, non come mezzo per giustificare le mie azioni.
Il mio rapporto con la vittima è sempre stato turbolento, siamo stati nelle stessa classe per i primi due anni all’istituto alberghiero di Pula. Non ci siamo mai sopportati a vicenda. Verso la fine del secondo anno è stata fatta un’assemblea di classe dove per divergenze personali io mi sono allontanato dalla classe per trovare la calma e la serenità che mi serviva per affrontare la situazione. Al mio ritorno in classe alla lavagna era stato aggiunto un nuovo punto problematico da riportare sul verbale, il punto in questione per una banale divergenza era “problemi fra compagni”. 
Ho preferito mostrare il mio dissenso con la mimica facciale, ma evidentemente non è stato abbastanza a rendere soddisfatti alcuni dei miei compagni. A questo punto si è accesa una lite per motivi che non posso specificare, sono stato accusato di aver oltrepassato verbalmente  il limite civile. A quel punto mi sono fatto sopraffare dalle emozioni, e ho scaraventato dei banchi contro il muro, contro nessun altro se non il muro. Il primo punto da chiarire è questo: non ho mai lanciato un banco contro una mia compagna.
Lunedì mi sono iniziate a sudare le mani pur avendo freddo, mi si è sfuocata la vista, e quelli sono stati i segnali di un mio cedimento sia fisico che psicologico. È stata chiamata la mia famiglia ma gli è stato consigliato di non venire a prendermi. Poco prima della seconda ricreazione che inizia alle 12:15 sono uscito dall’aula accompagnato da un’educatrice (sostituta del mio educatore, che a quanto riportato da alcuni insegnanti sarebbe stata selezionata fra tante), sono passato di fronte ad una classe in cui ho sentito la vittima urlare e pestare.  A quel punto sono esploso, non ho più visto niente, ho sceso le scale e ho preso un attrezzo da giardinaggio dal giardino interno dalla seconda porta all’entrata dell’istituto. Mi hanno visto vari insegnanti addirittura uno mi ha chiesto: “chi devi picchiare?”.

Sono salito indisturbato senza che nessuno mi dicesse niente e il resto della storia la sappiamo tutti. Non vengo da una famiglia disagiata, né tanto meno lo sono io, non ho giustificazioni dopo un atto del genere, ma è giusto che la scuola si prenda le sue responsabilità, riconosco i miei errori e sono consapevole delle conseguenze che ci saranno ma non per questo si deve ricamare sopra con false informazioni pur di farmi passare per la persona che non sono”. 

(Unioneonline/E.Fr.)

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