Esercitazioni a Quirra, il Procuratore: «Sì ai risarcimenti»
Decine di morti sospette fra civili e militari per gravi patologie legate alle sostanze impiegate: la richiesta dell’accusa nel processo d’appello sul PoligonoPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Accogliere il ricorso delle parti civili, riconoscendo dunque un risarcimento ai militari e ai civili danneggiati dalle esercitazioni militari. È quanto chiesto dal sostituto procuratore generale Andrea Massidda nel processo d’appello agli otto ex comandanti del poligono di Quirra, imputati di omissione di cautele che – secondo l’ipotesi dell’accusa – avrebbero provocato decine di morti sospette per gravi patologie legate alle sostanze sprigionate nelle esercitazioni all’interno della base d’addestramento. Tutti sono stati assolti dal Tribunale di Lanusei e, dal punto di vista penale, la vicenda è ormai chiusa. Resta la questione dei risarcimenti, legati ai ricorsi dagli avvocati Bachisio Mele, per conto del Comitato sardo “Gettiamo le basi”, e Giuseppe Caboni, che difende alcune persone di Escalaplano colpite da gravissime malattie.
Il processo d’appello
Il processo di primo grado si era chiuso al Tribunale di Lanusei quattro anni fa con l’assoluzione («Perché il fatto non sussiste») di tutti gli otto imputati. Ieri sono comparsi davanti alla Corte, presieduta per l’occasione dal giudice Giovanni Lavena, i comandanti del poligono che si sono susseguiti dal 2004 al 2010: Fabio Molteni, Alessio Cecchetti, Roberto Quattrociocchi, Valter Mauloni, Carlo Landi e Paolo Ricci, assieme ai comandanti del distaccamento dell’Aeronautica di Capo San Lorenzo: Gianfranco Fois e Francesco Fulvio Ragazzon. A difenderli c’erano gli avvocati Leonardo Filippi, Andrea Chelo, Francesco e Pierfrancesco Caput, oltre all’avvocato dello Stato, Giandomenico Tenaglia.
Sentenza criticata
Nonostante non potesse chiedere la riforma della sentenza di assoluzione, il sostituto procuratore generale Andrea Massidda ha comunque criticato pesantemente l’assoluzione, ribadendo alla fine della sua lunga requisitoria che la Corte debba accogliere il ricorso delle parti civili. Le indagini della Procura di Lanusei erano iniziate nel 2002 col sospetto che non erano state interdette al pubblico le aree dove si svolgevano le esercitazioni con esplosioni e lanci di missili. In più, secondo la tesi accusatoria, non sarebbero state assegnate al personale militare le necessarie protezioni, provocando così – oltre ad un persistente e grave disastro ambientale – anche l’enorme pericolo chimico e radioattivo per la salute dei soldati. Il processo è stato rinviato al 3 marzo: oltre al presidente Giovanni Lavena, la Corte è composta dai giudici Alessandro Castello e Dario De Luca.
Francesco Pinna
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