Detenuti al 41 bis nel carcere di Uta, proteste anche a Capoterra: «Mafiosi e terroristi vicino alle nostre case»
Il caso finisce in consiglio comunale, a portarlo De Muru (Pd): «Rischio infiltrazioni criminali, la Sardegna torna ad essere una colonia penale»Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Quasi gli stessi reclusi di Milano Opera, oltre il doppio di Rebibbia, a Roma: i 92 detenuti in regime di 41 bis che verranno ospitati nel reparto di massima sicurezza di prossima apertura nel penitenziario di Uta, non fanno dormire sonni tranquilli a cittadini di Capoterra, il centro abitato più vicino al carcere “Ettore Scalas”. I numeri parlano da soli, tolto il penitenziario milanese con suoi 95 detenuti, in Italia non ci sarà alcun reparto detentivo che ospiterà più mafiosi, ndranghetisti o terroristi del carcere di Uta.
L’Isola come cayenna, proprio come accadeva in passato quando era necessario mandare il più lontano possibile i peggiori criminali, la provincia di Cagliari costretta a dover fare i conti con le conseguenze della decisione presa dal ministero della Giustizia. La casa circondariale si trova nel territorio di Uta, ma è nettamente più vicina al centro abitato di Capoterra: ecco perché l’arrivo imminente di quasi cento detenuti speciali impensierisce amministratori comunali e cittadini.
A sollevare il problema in Consiglio comunale è Efisio De Muru, capogruppo del Partito Democratico: «La decisione del ministero di trasferire un numero così cospicuo di detenuti in regime di 41 bis non può che preoccuparci, visto che a pochi chilometri dalle nostre case arriveranno mafiosi e terroristi. Ancora una volta la Sardegna, come accadeva in passato viene considerata una colonia penale in cui confinare i peggiori malavitosi, in questo senso bene ha fatto il senatore Marco Meloni insieme a un collega siciliano a chiedere la riforma della norma che individua nelle isole i luoghi ideali in cui confinare i detenuti speciali, come se il problema dei trasporti potesse impedire di mettere in connessione le reti criminali».
De Muru, inoltre, rimarca la vicinanza del penitenziario Ettore Scalas, con l’abitato di Capoterra: «Condivido la preoccupazione del sindaco di Uta, Giacomo Porcu, ma il carcere è a soli 4 chilometri dal centro di Capoterra, e questa estrema vicinanza non può farci dormire sonni tranquilli per diversi motivi, non solo perché un numero così cospicuo di detenuti speciali metterà a dura prova la polizia penitenziaria e gli uffici giudiziari di Cagliari – non dimensionati all’entità dei detenuti speciali in arrivo - ma perché la criminalità potrebbe infiltrarsi nel tessuto sociale ed economico locale, cosa già accaduta in altre zone d’Italia. Su questo trasferimento si è espresso anche il procuratore generale di Cagliari, Luigi Patronaggio, che ha spiegato come la Sardegna non possa essere considerata al riparo dagli appetiti delle organizzazioni criminali, e il rischio di infiltrazioni nell’economia locale con 92 detenuti speciali sia elevato. È necessario che anche l’amministrazione comunale di Capoterra faccia sentire la propria voce, e si faccia portatrice delle preoccupazioni dei cittadini non è accettabile che il Governo pensi di risolvere i problemi di sicurezza penitenziaria scaricandoli sull’Isola».