Dal cassetto a Cnus: la vita fantasy di Rossana Porcu, l’ingegnera quartuccese che ha conquistato Oslo
Dalla Sardegna alla Norvegia: project manager di giorno, scrittrice di mondi paralleli di nottePer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Di giorno gestisce progetti ingegneristici tra le architetture moderne di Oslo. Di notte, apre varchi dimensionali verso mondi fantastici, tra musica, archeologia e creature nate dalla sua immaginazione. Rossana Porcu, quartuccese, classe determinazione e penna affilata, ha trasformato una passione coltivata in silenzio in una voce originale del fantasy italiano. O meglio: norvegese di adozione, sarda nel cuore.
Dietro lo pseudonimo Anna D’Alberto, Rossana ha firmato la trilogia di Tzjane, una saga fantasy per adulti iniziata nel 2022 con Le torri di Cnus, proseguita con Il suono del Teir e da poco conclusa con Il pifferaio di Kennegalt. Una storia che attraversa mondi paralleli, si nutre di musica e magia, e affonda le radici — neanche troppo in incognito — nella Sardegna medievale. «Cnus non è solo un regno immaginario», racconta, «è un omaggio alla mia Isola: ai paesaggi, alla cucina, alle leggende. È un hub del multiverso, come la Sardegna è il cuore dei miei mondi interiori».
Ma Rossana non è una che si è improvvisata scrittrice. «Scrivo da sempre, ma ho lasciato tutto nel cassetto per anni. Solo dopo essermi trasferita a Oslo nel 2013, ho avuto il coraggio di rileggere e far leggere i miei testi. E lì, qualcosa è cambiato».
In Norvegia, dove lavora come project manager, la routine è meno schiacciante, gli stipendi più alti, la burocrazia più snella. «Non è solo questione economica. Qui sento di avere spazio. Anche creativo».
Il primo libro pubblicato è un dark humour dal titolo “Se muore il becchino”, ispirato alla sua esperienza come tecnico comunale, ruolo che ha svolto anche nel Comune di Quartucciu. Ma il germe di Tzjane era già nato nel 1992: all’inizio doveva essere un fumetto. Poi è diventato romanzo, senza mai perdere il suo Dna visivo, narrativo e musicale. Non a caso, la sua prima pubblicazione in assoluto è stato il manga post-apocalittico Il popolo di Urce, apparso sulla rivista autoprodotta Taboo nel 2010.
La sua voce racconta mondi impossibili partendo da ciò che conosce meglio: la scienza, l’arte, la cultura materiale, l’identità. In bilico tra ingegneria e immaginazione, costruisce ponti tra ciò che è e ciò che potrebbe essere.
La Sardegna però per Rossana Porcu resta casa. «Torno almeno due volte l’anno. Ma i voli sono una tragedia: pochi, cari, con scali infiniti. E no, non credo che tornerei a viverci. Amo la mia terra, ma qui in Norvegia la vita è meno in salita».