Ambiente

Ambiente, ovvero il più importante “valore” della nostra Terra. Per la Sardegna è un “valore” identitario, strategico ed economico imprescindibile. Un patrimonio di unicità e specificità contraddistinto da un paesaggio esclusivo che fa dell’Isola un vero “unicum” nel Mediterraneo. L’ambiente che caratterizza la Terra dei Nuraghi è contraddistinto da un naturale equilibrio “insulare” che necessita di interventi di tutela e salvaguardia. Alterazioni alla qualità dell’aria, dell’acqua, della terra e del paesaggio rischiano di mettere a repentaglio la più importante risorsa della Sardegna: la natura, intesa come equilibrio dei “valori” capaci di generare, se rispettati e valorizzati, sviluppo ed occupazione. Un ambiente in grado di produrre uno degli elementi primari della vita moderna: l’energia. Un potenziale straordinario di sole, vento, acqua e risorse naturali. Tutti elementi che vanno valorizzati nel quadro di un piano energetico capace di soddisfare le primarie esigenze dei sardi. In questo senso l’ambiente, la sua salvaguardia e valorizzazione, è “valore” imprescindibile per il futuro della Sardegna.

Carbone

La Sardegna detiene l’unico giacimento carbonifero d’Italia, stimato in almeno 50 milioni di tonnellate di carbone. È situato nel Sulcis, tra Gonnesa e Carbonia. Si dispiega in un’area di 393 chilometri quadrati. Pur essendo il carbone un combustibile fossile “bandito” da tutti i piani energetico-ambientali delle strategie europee, anche alla luce della guerra tra Russia e Occidente, ha assunto di fatto il valore di riserva strategica energetica di primaria importanza. In questa direzione va tenuto conto di alcuni elementi non trascurabili: in Sardegna la produzione elettrica è a tutt’oggi al 90% affidata a centrali a carbone, dislocate a Portoscuso e Porto Torres; la miniera della Carbosulcis è dotata di tutte le infrastrutture primarie con costi già sostenuti dalla collettività; le tecnologie di cattura e stoccaggio di CO2 rendono più sostenibile l’utilizzo di questo minerale. Ora la drammatica crisi internazionale impone che la miniera sia resa “strategica” a tutti gli effetti, ovvero immediatamente riattivabile in caso di aggravamento delle condizioni energetiche.

Galsi

Si tratta della più imponente opera energetica mai progettata per la Sardegna, ponendo l’Isola al centro di un metanodotto in grado di collegare il nord Africa con l’Europa. Nel 2002, con un accordo tra il governo algerino e la Regione Sarda, fu costituita la società Galsi con l’obiettivo di realizzare un metanodotto in grado di trasportare dall’Algeria, attraverso l’Isola, dieci miliardi di metri cubi l’anno verso l’Europa, rompendo la dipendenza dal gas russo. Il Galsi è ancor oggi tra i progetti strategici europei ed è espressamente previsto da una legge dello Stato. L’infrastruttura consentirebbe alla Sardegna di disporre di una dorsale in grado di distribuire in tutta l’Isola da uno a due miliardi di metri cubi di metano all’anno. Il metanodotto, già importante vent’anni fa, lo è oggi ancora di più proprio per la grave crisi internazionale che rischia di generare un black out devastante per l’Italia e la stessa Europa. L’opera potrebbe essere realizzata in meno di due anni avendo già tutte le autorizzazioni necessarie. In tal senso è stata ottenuta una proroga sino al 2029 della stessa Valutazione d’Impatto Ambientale. Il gasdotto partirebbe da Koudiet Draouche , sulla costa algerina del Mar Mediterraneo per un tratto a mare di 285 chilometri sino a Porto Botte, nel Basso Sulcis. La sezione sarda, quella da realizzarsi con tubi già predisposti per il passaggio di idrogeno, dovrebbe essere di circa 300 chilometri da sud fino a Olbia. Il tratto dalla Sardegna alla Toscana sarebbe di 280 chilometri.

Hydrogen ready

Il Galsi, con l’apporto di metano dal Magreb, potrebbe consentire una transizione ecologica ordinata, senza traumi economici e sociali, consentendo alla Sardegna, per almeno i prossimi 20 anni, di disporre del metano necessario ad abbattere costi energetici e divari strutturali. A garantire un utilizzo anche futuro della dorsale sarda, che collegherebbe il sud e il nord dell’Isola, dovrebbe essere una condotta Hydrogen Ready, ovvero già predisposta per trasportare l’energia del futuro. La Sardegna sarebbe la prima Regione europea a dotarsi di un’infrastruttura moderna in grado di anticipare i tempi per passare, per una volta, da inseguitrice ad apripista. Una dorsale già predisposta per l’idrogeno garantirebbe all’opera un suo utilizzo sia attuale che futuro. Un progetto che cancellerebbe anche le resistenze di chi sino ad oggi si è opposto al progetto.

Idrogeno (verde)

È l’energia del futuro. L'idrogeno, o H2 in breve, è l'elemento di cui l'universo è più ricco. È un combustibile caratterizzato da una vasta gamma di proprietà, decisive per l'uso energetico: ha un'alta densità energetica, può essere immagazzinato e trasportato in forma liquida o gassosa, e soprattutto, la sua combustione non produce emissioni.

L’idrogeno può essere prodotto in grandi quantità con l'uso di energie rinnovabili. I processi tecnologici che lo rendono immediatamente fruibile sono già testati e in uso. L'idrogeno (idrogeno verde), a zero emissioni nocive, prodotto dalle energie rinnovabili, potrebbe diventare la forza trainante di una rilevante economia moderna. Può essere utilizzato come vettore energetico nei settori della generazione di energia e calore, per industria, trasporti e edifici.

La Sardegna, già nel 2002, mise a punto un progetto per la realizzazione dell’Isola dell’Idrogeno affidando lo studio al Nobel per la Fisica Carlo Rubbia. Negli anni a seguire il progetto, però, venne irresponsabilmente fermato. Oggi quel piano è l’unico in grado di garantire per l’Isola un reale futuro energetico, autonomo e indipendente, producendo idrogeno grazie alle energie rinnovabili già insediate e quelle che, eventualmente, dove è possibile, nel rispetto di ambiente e paesaggio, potranno essere incrementate. Una vera rivoluzione per il futuro dell’Isola.

Metano

La Sardegna è l’unica regione d’Europa che non dispone del gas metano. La sua mancanza comporta un aggravio dei costi energetici complessivi dell’Isola superiori del 40% rispetto a qualsiasi regione italiana. Il gap energetico ha condizionato in maniera decisiva lo sviluppo dell’Isola non solo sul piano economico, ma anche ambientale, considerato che il metano ha un impatto decisamente inferiore rispetto a petrolio e carbone. La Sardegna è suddivisa in 36 bacini di metanizzazione tutti configurati per essere allacciati alla dorsale sarda, quella che doveva essere realizzata con la costruzione del Galsi. L’arrivo del gas sotto altra forma, attraverso navi bettoline, con la costruzione di imponenti rigassificatori galleggianti - due previsti a Porto Torres e Portovesme, uno presentato Cagliari e uno ad Olbia, più il deposito nel porto di Oristano già realizzato - non garantirebbe tariffe equiparate a quelle di qualsiasi cittadino italiano. A questo si aggiunge che sarebbe distribuito con carri bombolai elevando il rischio delle già pericolose strade sarde. La riconversione a metano delle centrali elettriche sarde già esistenti, meglio se connesse al metanodotto Galsi, garantirebbe una transizione ecologica certa e concreta.

Offshore

L’eolico offshore è la nuova frontiera dell’invasione straniera di ciclopiche pale nel mare della Sardegna. I progetti presentati da svariate multinazionali, americane, svizzere e del nord Europa, prevedono un vero e proprio assalto alla costa dell’Isola, da Carloforte al Golfo degli Angeli, passando da Nora a Capo Carbonara, per arrivare ad Olbia, nello specchio acqueo prossimo alla Costa Smeralda. Terna, la società che si occupa della trasmissione elettrica in Italia, ha dichiarato che sono stati presentati progetti di connessione elettrica per ben 4.339 megawatt, per complessive 361 pale da 12 megawatt. Alcuni di questi progetti hanno già iniziato l’iter per la concessione dei tratti di mare. A Cagliari sono stati già depositati in Capitaneria 3 progetti per complessive 126 pale alte tra i 200 e 300 metri, posizionati nel bel mezzo del Golfo degli Angeli, come se non bastasse la raffineria. Un altro progetto di 42 pale, davanti all’Isola di Carloforte, è stato presentato al Ministero dell’Ambiente per la valutazione d’impatto ambientale. È prossima la presentazione di un parco eolico davanti a Olbia, dove la nave dedicata ai rilievi dei fondali marini sta operando da settimane proprio in quell’area. Tutti interventi che costituiranno un rilevante rischio sia per la navigabilità del mare che per il traffico aereo visto che verranno posizionati su aree a mare in corrispondenza di corridoi aerei, sia a Cagliari che Olbia.

Sole

L’energia solare è una delle grandi opportunità per la Sardegna. Sino ad oggi gran parte di questa potenzialità è servita solo a far guadagnare incentivi milionari a società di comodo che hanno pensato solo ad intascare soldi pubblici, piuttosto che generare effettive ricadute energetiche e occupazionali. Il più delle volte si è assistito alla realizzazione di parchi fotovoltaici nelle aree agricole sottraendo porzioni importanti di territorio alle produzioni agroalimentari, con il solo fine di accaparrarsi contributi per serre fotovoltaiche con nessuna parvenza di produzione. In Sardegna risultano occupati 1.100 ettari di pannelli solari per 872 megawatt di potenza, il Governo, con la predisposizione del Decreto Sardegna, prevedeva di occupare ulteriori 2.640 ettari per 2.200 megawatt aggiuntivi.

L’energia solare prodotta nell’Isola non viene accumulata, mentre l’unica possibilità di farlo è legata alla produzione di idrogeno verde.

Tyrrhenian link

Tyrrhenian Link è il cavo-guinzaglio che Terna vuole realizzare per scippare alla Sardegna tutta l’energia prodotta dal vento e dal sole. In pratica un collegamento dell’Isola sarda con la Sicilia e la penisola italiana attraverso un doppio cavo sottomarino lungo 950 chilometri con una potenza di trasmissione di 1.000 MW. L’obiettivo è chiaro: posizionare in Sardegna il maggior numero di pale eoliche, a terra e a mare, e distese infinite di pannelli solari per produrre energia da trasferire direttamente in Sicilia e in Campania. In questo caso la Regione sarebbe trasformata in una vera e propria colonia energetica, dove sfruttare sole e vento sarebbe al solo servizio del resto d’Italia. La costruzione del cavo, previsto nel decreto paventato per la Sardegna, prevede una spesa, di ben 3,7 miliardi di euro, ma già si prevedono ulteriori costi.

Vento

Il vento per la Sardegna è una risorsa energetica rilevante. Il tema è duplice: questa enorme potenzialità deve essere generata in aree dove non vien deturpato il paesaggio e, soprattutto, deve essere utilizzata a servizio della Sardegna. Esistono già imponenti parchi eolici che deturpano colline e crinali sia zone interne che pianure. Anche in questo caso si tratta di insediamenti tutti funzionali alla conquista di incentivi ingenti da parte di società che niente hanno a che fare con la Sardegna. Ad oggi sono insediate nell’Isola 350 gigantesche pale per una produzione eolica di 1.054 megawatt, un quantitativo superiore alla metà dei consumi energetici della Sardegna. Si pensi che una centrale elettrica sarda ha una potenza di 750 megawatt. Il Governo ha previsto di aggiungere il triplo delle pale esistenti, passando da 350 a 1.350, con l’obiettivo di produrre 2.600 nuovi megawatt. Lo Stato pensa di realizzare il tutto con il commissariamento della Regione Sarda, relegata al ruolo di colonia energetica di Roma. Tutta questa energia eolica sarà, dunque, trasferita, attraverso il Tyrrhenian Link, in Italia. Alla terra dei Nuraghi resterebbe solo un paesaggio deturpato per sempre. Da quell’energia prodotta dal vento sardo l’Isola non avrebbe niente in cambio. I Sardi, con il vento e il sole di Sardegna, non potranno accendere nemmeno una lampadina.

Mauro Pili

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