Risolvere l’annoso problema dei trasporti per gli studenti che vivono nelle frazioni. È questo l’accorato appello lanciato dal sindaco di Laconi Salvatore Argiolas e dell’assessore Maria Ignazia Deledda all’assessore regionale all’Istruzione Andrea Biancareddu. Chiedono un incontro urgente, possibilmente da tenersi a Laconi, per affrontare le problematiche che da tempo lamentano per quel che riguarda il diritto allo studio. “Scriviamo questa nota, anche su sollecito delle famiglie degli alunni delle scuole primarie e secondarie di primo grado residenti nelle borgate di Santa Sofia e Crastu”, esordiscono sindaco e assessore.

Il nodo della questione è lo stesso da anni: il servizio di trasporto scolastico. “Si rende necessario per assicurarne la frequenza scolastica nel plesso di Laconi e garantire loro il diritto allo studio”, evidenziano gli amministratori. E spiegano: “Con la soppressione dei plessi scolastici di Crastu e Santa Sofia, frazioni di Laconi, avvenuto rispettivamente nel 1961 e nel 1991, il nostro Comune fin da subito si è occupato di assicurare la normale frequenza scolastica a tutti gli iscritti attraverso il servizio di trasporto con scuolabus di proprietà del Comune di Laconi e con il contributo dell’assessorato regionale all'istruzione. Tuttavia, il contributo regionale irrisorio di 811,54 euro per l'anno scolastico 2015/2016 a fronte di un appalto di 26mila circa, ha portato alla cancellazione del servizio”. E denunciano: “Allo stato attuale anche il bando per il contributo sul trasporto scolastico non tiene conto di situazioni che si presentano molto differenti tra loro”. E il caso di Laconi rientra tra questi. Spiegano infatti: “Le nostre borgate non sono contigue: Santa Sofia dista dal centro urbano 11 km, Crastu 8 km circa, la seconda in posizione diametralmente opposta alla prima. Lamentiamo inoltre che lo stesso requisito relativo al numero di alunni da trasportare rappresenti un aspetto penalizzante per il nostro Comune. È scontato infatti che la chiusura di un plesso in una borgata non può generare un numero elevato di alunni rispetto alla chiusura di un plesso in un paese”.

Per questo da Laconi chiedono la revisione dei parametri per l'attribuzione dei contributi.

“Non può essere rimandato solo all'Ente locale l'onere di rendere un servizio cui il costo dovrebbe ricadere innanzitutto sullo Stato. Un contributo regionale di nemmeno 6.000 euro per lo scorso anno non è assolutamente sufficiente per ripristinare un servizio che costa 28-30 mila euro. Così come è impensabile che i genitori interessati da questa problematica possano continuare ad essere rimborsati con un voucher che non copre certamente le effettive spese affrontate per percorrere circa 40 km giornalieri, necessari a garantire l'istruzione dei propri figli che si vanno a sommare alle spese già prevista per la stessa finalità. Con gli stessi genitori stiamo verificando l'opportunità di partecipare al bando regionale per il trasporto in forma associata anche se, anche questa strada, sembra difficile da percorrere”, concludono.

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