Tadasuni, il sindaco auspica un "ritorno" degli strumenti musicali di Don Dore
Ora gli oggetti sono in mostra al museo etnografico regionale di CagliariPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
La decisione degli eredi di don Giovanni Dore, che hanno concesso in comodato d'uso parte degli strumenti musicali a lui appartenuti, per una mostra inaugurata sabato scorso al museo etnografico regionale di Cagliari, potrebbe aprire nuovi scenari , affinché possano ritornare ad essere ammirati, anche nel piccolo centro del Guilcier.
E’ questa la speranza del sindaco Pierpaolo Pisu che manda un messaggio di grande apertura e disponibilità al dialogo agli eredi del sacerdote, incontrandosi per un interesse reciprocoe raggiungere un’ intesa. " Ci fa piacere l'apprendere – afferma Pisu- che alcuni pezzi della collezione di don Dore sono stati esposti nella mostra “Suoni di Festa” in occasione di Sant’Efisio. L’auspicio è che gli strumenti possono arrivare nuovamente anche a Tadasuni perché da parte nostra, esiste la volontà di fare ogni concreta azione affinché questo possa avvenire”.
Il luogo naturale per ospitarli non potrebbe che ovviamente essere l'ex casa parrocchiale dove don Giovanni Dore ha abitato nel lungo periodo dove è stato guida spirituale della comunità che sorge a due passi dal lago Omodeo. Qui erano ospitati gli strumenti, meta costante di visite di cittadini e scolaresche provenienti da ogni parte dell’isola e non solo. Poi, dopo la scomparsa dell’etnomusicologo, i preziosi reperti finirono negli scatoloni per essere portati via senza più far ritorno a in paese. “Auspichiamo ora che si riesca a collaborare – evidenzia il sindaco Pisu- anche perché abbiamo già raggiunto un accordo verbale con la diocesi di Alghero - Bosa per l'acquisizione dell'immobile, la cui destinazione naturale è quella di creare un museo con l’obiettivo di ospitare e valorizzare sempre di più il grande tesoro di cultura, tradizione e identità che don Dore ha creato e lasciato”.
Una enorme testimonianza trasmessa dal religioso che riconobbe nella musica popolare sarda un'espressione profonda di spiritualità e identità. Fin da giovane raccolse infatti strumenti musicali della tradizione isolana, creando una vasta collezione che poi con competenza e passione ne illustrava la storia ai visitatori nella sua casa museo. Fu anche attivo in radio, conducendo trasmissioni dedicate alla musica sarda e pubblicando nel 1976 il primo studio sistematico sugli strumenti popolari dell’isola.
Dopo la sua morte nel 2009, il museo chiuse, ma ora l’Isre ha potuto riaprire parte della collezione, focalizzandosi sugli strumenti legati ai riti religiosi e alle feste.