Oristano saluta Enrico Fiori: bagno di folla per omaggiare il padre del folklore
Toccante la testimonianza di Paolo Vanacore, che ha raccolto la sua eredità e ora guida il gruppoPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Tre squilli di tromba, quelli che si sentono solo durante la Sartiglia, di cui lui per una vita è stato lo speaker ufficiale dal balcone della cattedrale, in via Duomo. Poi un lungo applauso e tanta, tanta commozione.
Così questo pomeriggio la città di Oristano ha salutato Enrico Fiori, 81 anni. In tantissimi hanno raggiunto la chiesa di Sant’Efisio, nel cuore di Su Brugu, quartiere dove il fondatore del gruppo folk di Oristano abitava, circondato dai tantissimi abiti sardi e spagnoli che realizzava con le sue mani per i cavalieri della giostra e non solo.
Don Alessandro Floris, dall’altare, ha voluto ricordare Enrico, colui che negli anni 60 svolse gli studi che hanno consentito poi di ricostruire il costume tradizionale di Oristano: «Sono rimasto sorpreso dalla valanga di messaggi che in tantissimi hanno voluto lasciare sui social per ricordare Enrico - ha detto - Se oggi la chiesa è piena dentro e fuori ci sarà un motivo. Enrico ci insegna che il tempo, per tutti prezioso, si può e si deve dedicare anche agli altri. Lui faceva proprio così».
Presenti al funerale tutti i “suoi” ballerini con l’abito tradizionale. Ma non sono mancati nemmeno quelli storici come Rita Carta, Gabriella Collu, Francesco e Adriana Muscas. Sull’altare è salito poi Paolo Vanacore, ora è lui che guida il gruppo folk di Oristano, per lui un’eredità importante: «Se dopo 40 anni ancora porto con onore il costume tradizionale di Oristano è grazie a Enrico, per me un amico speciale. Lui era in grado di travolgere tutti, di far amare le tradizioni, di far avvicinare alla cultura anche i giovanissimi. Ci faceva divertire. Ha fatto ballare almeno 5 generazioni».
Sempre Vanacore ha voluto raccontare diversi aneddoti: «Tanti anni fa, durante un evento, il gruppo era rimasto senza suonatore. Enrico però riuscì a trovarne uno quasi subito. Ma non aveva l’abito sardo. Riuscì però anche a trovare il vestito, ma mancavano i mutandoni. A quel punto tagliò due federe del cuscino dell’albergo. Poi le cucì e creò ciò che mancava. Era unico - va avanti - Faceva tutto con grande passione, con amore. Enrico è morto due giorni fa - conclude Paolo Vanacore - poco dopo che il suo gruppo ha smesso di ballare durante un evento in piazza Eleonora. Mi piace pensare che questa non sia stata una coincidenza».
Il carro funebre, prima di raggiungere il cimitero, si è fermato per qualche minuto in via Aristana dove è presente la sede del Gremio dei Contadini, quella che Enrico Fiori per una vita ha addobbato in occasione della vestizione de su componidori.