I medici di famiglia della provincia di Oristano sono pronti allo stato di agitazione. Lo annuncia la Fimmg provinciale denunciando una situazione divenuta ormai insostenibile.

La preoccupazione è per "il degrado dell'assistenza sanitaria nella Assl 5 e ancor di più dalla confusione con cui Regione e Ares affrontano questa che è una vera e propria emergenza, nella emergenza Covid, nella nostra provincia". Tante le questioni sollevate dal segretario provinciale della Fimmg Alessandro Usai in una nota indirizzata all'assessore alla Sanità, al Commissario straordinario dell'Ares, al direttore della Assl 5 e per conoscenza al sindaco e al Prefetto di Oristano.

La Fimmg evidenzia: "La Medicina generale, nelle sue varie declinazioni (medicina di famiglia, continuità assistenziale, medicina dei servizi) in ogni modo cerca di operare per sostenere un'assistenza alla popolazione che scongiuri una completa capitolazione del Servizio sanitario regionale". Fa quindi riferimento "alla mancanza di punti di fermi nelle cure di secondo livello nella Assl con la chiusura di reparti ospedalieri essenziali come Pronto soccorso, Medicina, Ortopedia, con le carenze strutturali di Pediatria, Ginecologia e Anestesia, rende l'assistenza ospedaliera, indispensabile riferimento nell'assistenza alla popolazione, praticamente irraggiungibile ai cittadini della nostra provincia".

Dalla Fimmg provinciale arriva anche la denuncia "sulla confusione che regna nell'organizzazione della gestione della emergenza Covid nei reparti ospedalieri con ordini e contrordini da parte di una direzione ospedaliera non in grado di affrontare la gestione della evoluzione della epidemia negli ospedali". Nei motivi della protesta "la ridotta attività delle strutture specialistiche ambulatoriali, limitata alle prestazioni urgenti e brevi, che costringe i cittadini a rivolgersi a professionisti privati".

A preoccupare è anche la grave difficoltà da parte di Medicina generale e USCA "a seguire pazienti sintomatici a domicilio per impossibilità di ossigenoterapia domiciliare, nonostante i solleciti della Direzione della Sanità all'ARES sulla fornitura di ossigeno terapeutico". I medici evidenziano infine "lo stato di estremo disagio di numerosi centri della provincia i cui sindaci, lasciati soli, devono gestire un inaspettato fiorire dell'epidemia, per l'impossibilità della SISP (in grave carenza di personale) di tracciare i contagi all'interno delle comunità".

Nella nota a firma del segretario Usai viene dunque manifestata solidarietà ai colleghi dei presidi ospedalieri "per il disagio con cui sono obbligati ad affrontare l'attività quotidiana fatta di continui compromessi con la propria sicurezza nell'ambiente di lavoro". La Fimmg sostiene inoltre l'azione del Comitato per la difesa della Sanità oristanese che propone anche soluzioni di buon senso come il coinvolgimento della Casa di Cura nell'accoglienza dei pazienti non Covid provenienti dal reparto di Medicina del San Martino"

IL CASO SAN MARTINO - Vuole chiarezza sui contagi al San Martino l'Ordine dei Medici Chirurghi di Oristano. Oggi il presidente Antonio Sulis ha inviato una nota al direttore della Assl di Oristano Valentina Marras e al direttore del presidio ospedaliero San Martino, Sergio Pili. "Vista la situazione di estrema criticità venutasi a creare in tutto il sistema sanitario pubblico della provincia e constatato che gli allarmi ripetuti e la disponibilità a collaborare con le Autorità sanitarie della Regione e del territorio per trovare soluzioni idonee non sono mai stati presi nella dovuta considerazione, nel ribadire la propria disponibilità si chiede di essere portati a conoscenza del numero di positivi al Covid19 riscontrati all'interno del presidio ospedaliero San Martino, sia per quanto riguarda il personale medico e infermieristico, sia quello inerente ai pazienti ricoverati", evidenzia il presidente dell'Ordine dei medici Antonio Sulis.

Ma non solo. Infatti aggiunge: "Vorremmo essere informati su quali dispositivi sono stati messi in atto per fare fronte all'emergenza verificatasi ripetutamente all'interno del presidio e quali sono tuttora le procedure da seguire per evitare che il virus entri nelle zone no Covid19 del nostro ospedale". Quindi chiarisce: "La conoscenza dei dati deve necessariamente portare a prevenire ulteriori contagi agli operatori sanitari. Le procedure non solo dei percorsi sono fondamentali al fine di provvedere alle necessarie è indispensabili soluzioni". Sulis conclude: "I medici e tutto il personale sanitario hanno pagato e stanno pagando a caro prezzo le conseguenze della pandemia. In un momento di così difficile criticità, gli appelli che sono partiti anche dall'Ordine Nazionale dei Medici, sono rimasti inascoltati, mentre continua a salire il numero dei contagiati e dei decessi".
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