Il cimitero di Ghilarza, scrigno di ricordi e testimone della storia del paese
L’ex sindaco Tommaso Sanna ha realizzato un volume dedicato alla storia del campo santo e alle sue epigrafiPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Un pezzo di storia del paese, un tesoro immenso degno di essere tutelato e valorizzato e magari entrare a far parte di un tour culturale. È la parte antica del cimitero di Ghilarza, dove si potrebbero trascorre ore ed ore a leggere le epigrafi che ormai rischiano di essere cancellate dai segni del tempo.
Vere opere d’arte, custodi della memoria di Ghilarza. «Il nostro cimitero non ha tutte le caratteristiche per essere definito monumentale, ma non per questo è meno importante. Anzi, a mio parere, questo evidenzia quella che è sempre stata una caratteristica del nostro paese: l’assenza di un forte divario fra i ricchi e le categorie meno abbienti», sottolinea Tommaso Sanna ex sindaco ed autore di un libro dedicato al cimitero ghilarzese.
«È stato importante – prosegue Sanna - trascrivere l'epigrafe delle lapidi più antiche perché resti una testimonianza per il futuro anche quando il tempo non permetterà più la conservazione di quelle dediche che sono autentiche poesie, atti d'amore verso il defunto».
In diverse lastre si riconosce la firma di chi le ha scolpite: Costantino Colomo, noto Tittino, Valente Schirra entrambi ghilarzesi, Santu e Tiloca di Sassari, Simplicio Fiori di Terranova, ad esempio. Nel blocco a sinistra della cappella c’è la lapide di Antioco Porcu , morto nel 1906, che ha reso possibile la nascita dell’asilo. A destra Maria Rita Sotgiu, morta a 35 anni, ufficiale postale a Ghilarza il cui posto fu preso dal marito Paolo Badalotti. Ed ancora la lapide di Maria Rosa Manca, benefattrice dell’orfanotrofio, dell’ospedaletto dell’asilo e di altre proprietà. Sempre tra i loculi storici quello del canonico Michele Licheri autore di diverse pubblicazioni e appassionato ricercatore.
Alcune lapidi riportano frasi misteriose come quella che recita: “Vissuti a fianco in vita e morte che differenza! E nessuno ci pensa”, scolpita per volontà del defunto Salvatore Boeddu che gestiva un piccolo negozio in via D’Annunzio e faceva il calzolaio.
Ci sono poi le sepolture della famiglia Gramsci. La lapide di Nina Corrias, una delle fondatrici insieme a Giuseppina Marcias, madre di Gramsci, del Circolo femminile di Ghilarza. Nina Corrias, che si dichiarava atea e che aveva abitudini diverse dalla gran parte delle donne di Ghilarza, venina guardata con diffidenza. Il cimitero fu realizzato a fine Ottocento.
Nel 1877 l’arcivescovo di Oristano, di origini ghilarzesi, monsignor Antonio Sotgiu, segnalava al Consiglio comunale l’inadeguatezza del cimitero di San Giorgio. L’anno seguente la delibera per costruire a Costaleri il nuovo cimitero. Nel febbraio del 1879 fu affidato l’incarico di progettazione all’ingegner Francesco Serra Falqui di Santulussurgiu.
Nel luglio del 1881 il Consiglio sanitario provinciale ritenne l’area idonea. Per un valore di 420 lire si dette il via agli espropri e per un importo di 23.000 lire fu avviata la gara d’appalto. I lavori si sono conclusi il 3 agosto del 1884.
Ai lati della cappella, oggi in pessime condizioni per le infiltrazioni, due bocchi di loculi e poi gli altri lungo le mura perimetrali. «Sono la storia del paese ed è importante preservarle. Chiederemo un finanziamento per intervenire sulla cappella e realizzare delle tettoie per i loculi. Le lapidi riportano vere e proprie poesie e la parte antica testimonia lo stile costruttivo dell’epoca», sottolinea il sindaco Stefano Licheri.
È possibile trovare con facilità le lapidi grazie all’App donata al Comune dall’imprenditore Gesuino Oppo, scomparso alcuni anni fa.
