Gli infermieri di Oristano: "Non chiamateci eroi, ma riconoscete sempre il nostro lavoro"
"Facciamo solo il nostro dovere"Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Papa Francesco li ha definiti "i santi della porta accanto". Ma medici, infermieri e operatori sanitari non si sentono eroi: fanno il loro lavoro, spesso con poche armi e rischiando la propria vita per salvarne altre. "Facciamo solo il nostro dovere e bisognerebbe riconoscerlo sotto il profilo economico e sociale anche quando l'emergenza sarà finita" osserva il presidente dell'Ordine degli infermieri Raffaele Secci.
Da settimane sono in trincea contro un nemico invisibile e pericoloso. "Sono chiari l'impegno e i sacrifici che tutti facciamo ogni giorno" sostiene Secci in una lettera aperta a tutti i colleghi.
"Non siamo eroi, stiamo facendo il nostro dovere di professionisti e cittadini consapevoli della grande responsabilità che questo lavoro comporta - aggiunge -. Ma soltanto adesso all'improvviso la gente sembra essersi accorta di noi".
Ci è voluto l'inferno scatenato da Covid-19 perché ci si accorgesse del ruolo importante degli operatori sanitari, spesso considerati l'ultima ruota del carro: "In tempi normali il nostro lavoro quasi mai è ripagato dal giusto riconoscimento sociale - aggiunge - e nemmeno sotto l'aspetto economico e di tutela della nostra salute". Il presidente si augura che questa esperienza sia utile affinché almeno per il futuro possa arrivare il riconoscimento mancato finora: "Dovremo ricordare l'immagine del viso solcato dall'utilizzo continuo delle mascherine, dai doppi turni, dal terrore di poter contagiare o essere contagiati".