Un progetto ambizioso, che unisce la vocazione storica dell’immobile con le esigenze del presente e uno sguardo deciso al futuro. È questo il messaggio che Ignazio Schintu, ghilarzese,  vice segretario generale della Croce Rossa Italiana, ha voluto trasmettere alla “sua” comunità, accorsa numerosa nel rinnovato e accogliente teatrino del Cottolengo per capire  il destino di una struttura da sempre cara al paese."Non solo centro di formazione per l’emergenza, regionale e internazionale- ha spiegato Schintu- ma anche una struttura che potrà aprirsi al territorio, diventando nel tempo anche una Residenza Sanitaria Assistita.

"Una notizia che ha toccato profondamente le corde della comunità, in una realtà,  quella di Ghilarza e dei centri vicini,  che vede crescere il bisogno di assistenza qualificata  per una popolazione sempre più anziana. Il nuovo corso del Cottolengo, affidato ufficialmente alla Croce Rossa Italiana, sarà dunque duplice: da una parte, un centro di eccellenza per la formazione di operatori del soccorso, provenienti da ogni parte, dall’altra, una Rsa pensata per rispondere concretamente ai bisogni sanitari e assistenziali del territorio.

Il tutto senza perdere di vista il valore sociale e comunitario della struttura: "Sarà un luogo vivo – ha assicurato Schintu – dove previo accordo si potrà ancora organizzare un evento, una ricorrenza o le prove dei  balli, per continuare a essere  parte di una comunità." Schintu ha voluto anche chiarire il percorso che ha portato a questa scelta, mettendo a tacere voci infondate e allarmismi: "Non si tratta di un centro di accoglienza per migranti, come qualcuno ha sostenuto in modo errato. La verità è che Ghilarza è stata scelta per la sua posizione centrale in Sardegna e per la capacità di garantire certi servizi."

A fare eco al suo intervento, le parole cariche di umanità del parroco, padre Paolo Conti,ni che ha raccontato l’origine di questo progetto: "Tutto è nato davanti a un caffè, quando lanciai a Schintu la proposta di valutare il Cottolengo per un progetto della Croce Rossa. Da lì, un percorso durato due anni che  ci ha portati a questo affidamento, non prima di aver speso circa un milione di euro nella struttura e tutte le opere sono state realizzate da un consorzio di imprese ghilarzesi. Una scelta- ha rimarcato il religioso- che restituisce nuova vita a un edificio immenso  di 3000mq  chiuso ormai dal 1978, ma mai dimenticato dai ghilarzesi. Un luogo che ha accolto orfanelle e suore, e che ora si prepara a continuare la sua missione: fare del bene, occuparsi degli altri”. 

Un progetto, sostenuto dall’arcivescovo  Roberto Carboni e dagli organismi parrocchiali, che  si pone come esempio virtuoso di sinergia tra istituzioni civili e religiose, capaci di mettere al centro il bene comune. Una scelta che promette non solo di preservare un patrimonio, ma di trasformarlo in una risorsa per tutto il territorio.

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