I racconti sono un’altalena tra lacrime e ricordi degli ultimi istanti. Poi però sale rabbia: «Chi dice di non fare allarmismo sbaglia, abbiamo davanti un nuovo mostro che può colpire tutti, in qualsiasi momento e luogo. Le disinfestazioni che vengono fatte ogni tanto non bastano. E poi ci sono tanti controsensi».

Sono le parole di Alessio e Debora Piras, i figli di Sergio, l’ottantenne di Santa Giusta morto a causa della Febbre del Nilo pochi giorni fa. È dello stesso pensiero di Don Maurizio Spanu, il figlio di Anna Rita Piras, 68 anni, la donna di Cabras morta il 15 settembre dopo aver contratto anche lei il virus. 

«Ancora oggi non sappiamo dove e quando nostro padre è stato punto dalla zanzara - raccontano Alessio e Debora Piras - Prima di stare male ha fatto di tutto: ha trascorso diverse giornate in spiaggia ad Abarossa, ha passeggiato in centro ad Oristano e a Santa Giusta».

Sergio Piras ha avuto la prima febbre alta, un affaticamento importante e svenimenti il 2 agosto: «A quel punto abbiamo raggiunto il pronto soccorso - raccontano - E dopo 12 ore di attesa è stato visitato. I medici hanno subito parlato di un'infezione urinaria per la quale gli è stato prescritto un antibiotico, poi è stato mandato a casa».

Dopo due giorni Sergio Piras è stato nuovamente male: «La temperatura era nuovamente alta e guardava nel vuoto, non era più nostro padre - raccontano - Ci siamo diretti nuovamente al pronto soccorso e dopo altre 12 ore di fila è stato visitato».

Poi il ricovero in neurologia e l'arrivo due giorni dopo della diagnosi: «Meningite dovuta alla positività del virus - spiegano - Mio padre è stato poi trasferito a San Gavino perché nel reparto di rianimazione del San Martino di Oristano non c'era un letto libero».

Deborah e Alessio sono un fiume in piena: «Mio padre era diabetico e aveva una leggera aritmia cardiaca: è morto a causa del virus. Come è possibile nel 2025, davanti a questa emergenza, intervenire solo in alcune zone o in occasione di eventi mondani? Non si può continuare così».

Don Maurizio Spanu ha accompagnato la mamma al pronto soccorso dieci giorni prima di morire: «Era fragile, prendeva dei farmaci immunosoppressori per curare altre patologie, il virus è riuscito a buttarla giù. I pazienti a rischio devono in qualche modo essere tutelati. Ci dicono in continuazione di evitare ristagni, poi però siamo circondati da canali e risaie. Che senso hanno tutte queste raccomandazioni? Nelle settimane che ho trascorso entrando e uscendo dall'ospedale di Oristano per assistere mia madre io stesso sono stato assalito dalle zanzare. Il cortile ma anche il corridoio interno era invaso. Una domanda occorre porsela».

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