Gli operatori della cooperativa Sirio, che lavorano alla Casa di riposo di Oristano, sono disposti a "blindarsi" nella struttura e a non rientrare più nelle loro case fino a quando l'emergenza non sarà terminata. Un modo per tutelare ulteriormente gli anziani ma prima è assolutamente necessario che tutto i trenta operatori siano sottoposti a tampone.

"Da giorni stiamo sollecitando la Assl perché vengano effettuati i test ma finora non abbiamo avuto risposta - fanno sapere dall'amministrazione della Casa di riposo - Abbiamo chiesto anche l'intervento della Prefettura e del sindaco, ogni giorno è prezioso in un momento così delicato".

Finora nello storico ospizio oristanese la situazione è sempre stata sotto controllo, anche perché la direzione dal 4 marzo (ben cinque giorni prima del decreto di chiusura totale del governo Conte) ha chiuso la struttura: sospese le visite dei parenti e qualsiasi accesso dall'esterno, persino le funzioni religiose sono state interrotte.

Gli unici a cui è permesso di entrare e di stare a contatto con i 55 ultraottantenni sono gli operatori e gli animatori della coop che seguono una serie di precauzioni e ovviamente indossano tutto scudo di protezioni individuali dalla mascherine ai guanti ai calzari. A fine turno però vanno via e rientrano nella propria casa, il giorno dopo ripartono. Adesso, proprio nella fase in cui secondo gli esperti ci si sta avvicinando al picco dei contagi, gli operatori hanno deciso di fare un altro sforzo per preservare ulteriormente gli anziani ed evitare di esporli a qualsiasi rischio.

Da qui la proposta di restare sempre tutti all'interno della casa di riposo per cercare di tenere il virus lontano. "Per poter concretizzare questa proposta - sottolineano dalla casa di riposo - è indispensabile avere la certezza della negatività di tutti gli operatori. Ecco perché stiamo sollecitando che vengano effettuati al più presto i tamponi".
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