Atti intimidatori in Marmilla, il vescovo di Ales: "Trionfi la logica del dialogo"
"Dobbiamo con forza educare e educarci al dialogo come vero strumento per la convivenza civile ed ecclesiale"Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
"I recenti fatti di cronaca accaduti nel nostro territorio ci hanno riportato ad un passato in cui le intimidazioni e le lettere anonime verso amministratori e parroci sembravano il modo privilegiato di affrontare i conflitti e le differenze di opinione. Dobbiamo con forza educare e educarci al dialogo come vero strumento per la convivenza civile ed ecclesiale".
Un invito al dialogo. Basta minacce e intimidazioni. Il vescovo della diocesi di Ales-Terralba padre Roberto Carboni è intervenuto con un documento dopo i tanti atti intimidatori delle ultime settimane in Marmilla e nel territorio diocesano.
A Tuili si è dimessa tutta la minoranza dopo gli spari alla finestra della camera da letto e le ripetute minacce di morte al consigliere Serafino Madau. A Sini tre bossoli per il parroco don Samuele Aru, a Gonnosnò ancora minacce di morte al sindaco Mauro Steri.
L'APPELLO DEL VESCOVO DI ALES - "Tutto ciò è preoccupante se questa si considera la via normale per risolvere un conflitto, dato che si vede la relazione nella prospettiva dei vincitori e vinti, senza alternative. Vi è però la terza possibilità: il dialogo. A differenza delle altre ipotesi, la logica del dialogo è quella del rispetto e della dignità e diversità delle persone. Da questo punto di vista si possono affrontare i problemi relazionali Si possono rivedere le proprie opinioni e convinzioni superando le forme di rigidità mentale e comportamentale e la tendenza all'aggressività, aprendosi a nuovi orizzonti e prospettive per affrontare le differenze e i contrasti nella relazione con gli altri. Tutto ciò evidentemente non è automatico o scontato. È frutto di un complesso processo educativo, che deve iniziare, possibilmente, nella famiglia di origine per estendersi ed approfondirsi con il contributo di tutti coloro che educano: scuola, società, comunità ecclesiale e oggi anche i new media. Certo, il dialogo richiede tempo mentre sembra una scorciatoia imporsi con la violenza e l'aggressività, anche se poi il risultato è la paralisi della crescita come persone e come comunità".
Padre Carboni ha poi concluso: "Nelle nostre comunità, in diocesi, la maggioranza delle persone sono aperte all'incontro con gli altri, a sviluppare relazioni positive, a mettersi in ascolto e confronto costruttivo. Purtroppo, talvolta, bastano pochi che fanno rumore con la loro aggressività perché questa maggioranza silenziosa e pacifica venga oscurata e diventi ancor più senza voce. Bisogna allora avere il coraggio di dire a voce alta che il cammino è quello del dialogo e dell'incontro".