Aprono per protesta contro le restrizioni: multate due parrucchiere di Oristano
“Era un rischio – spiegano Maria Teresa Dazzi e Monia Diana – ma abbiamo deciso di alzare lo stesso la serranda, perché le chiusure non contrastano i contagi”
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Avrebbero dovuto aprire almeno in cento nella giornata di protesta nazionale “Io apro”, ma alla fine, sono rimaste solo le parrucchiere Maria Teresa Dazzi e Monia Diana, titolari della salone “Like Style” di via Sardegna.
Dopo aver sollevato la serranda sono arrivati i carabinieri e hanno multato le due titolari: 400 euro di multa per la violazione alle normative di legge.
“Sapevamo in cosa incorrevamo - spiegano Teresa e Monia - ma abbiamo deciso di protestare ugualmente aprendo il locale. Crediamo che queste chiusure non contrastino la diffusione dei contagi. Dopo la quarantena avevamo riaperto e adeguato il locale al rispetto delle norme e le distanze di sicurezza. Ci sono i supermercati strapieni, gli autobus affollati ma quelli che devono chiudere siamo noi; abbiamo il diritto di lavorare”.
“Speravamo di coinvolgere più persone – aggiunge Peppe Catapano, titolare del negozio di tessuti in via Mazzini - in meno di due giorni siamo rimasti una ventina. Alla fine, mi sono chiesto se ne valeva la pena rischiare. La cosa assurda è che le norme non sono chiare e penalizzano tante attività come la mia. I tessuti si possono vendere nei centri commerciali ma non nel mio locale, dove dispongo anche di ampi spazi e con tutte le sicurezze richieste. Sono pienamente solidale con Teresa e Monia”.
“Non sono previsti ristori per la nostra categoria - osserva Omar Maccioni, altro parrucchiere con il negozio in corso Umberto - siamo rimasti chiusi tre lunghi mesi e dopo aver adeguato il locale ora siamo nuovamente chiusi. Come campiamo se non lavoriamo? Propongo di manifestare in modo civile; ogni commerciante sistemi una poltrona in piazza e ci incontriamo anche con le associazioni di categoria per esporre i nostri problemi”.
I primi a aderire sono stati i titolari dei bar. “Avevamo raggiunto quota settanta adesioni, poi è saltato tutto - spiega Sergio Ledda, del bar “La Palma” di piazza Ungheria - qualcuno pensava ad una manifestazione e poi quando ha capito le intenzioni si è tirato indietro. Bene o male la nostra attività seppure con dei limiti rimane aperta, ma ci sono tante altre attività chiuse come i saloni dei parrucchieri e le palestre”.