Ad Ardauli arriva il progetto sperimentale della Banca del Tempo
Al suo interno non si deposita denaro ma la disponibilità a scambiare servizi con gli altri aderenti all’istituto di creditoPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Il tempo si candida a diventare il protagonista assoluto dell’innovativo progetto che l’Amministrazione comunale di Ardauli si appresta a condividere. Nei prossimi mesi sarà infatti avviata la Banca del tempo, un istituto di credito un po’ particolare. Non si deposita infatti denaro e non si riscuotono interessi, ma la disponibilità a scambiare servizi con gli altri aderenti all’iniziativa utilizzando il tempo come unità di misura degli scambi.
Ad ognuno degli aderenti viene intestato un regolare conto corrente-tempo e viene consegnato un libretto di assegni-tempo. Unico obbligo è il pareggio. Un progetto al momento nella fase embrionale, quella dello studio dei bisogni della comunità ardaulese e delle disponibilità. Con la Banca del Tempo si punta a riorganizzare la rete di reciproco aiuto tipica dei rapporti di buon vicinato. L’idea non è nuova, risale agli anni Novanta con il termine coniato a Parma ma arrivato alla ribalta delle cronache nazionali grazie alla sperimentazione portata avanti da un gruppo di donne di Santarcangelo di Romagna.
Ad oggi in tutta Italia sono oltre 220 le Banche attive e in corso di progettazione-sperimentazione. «Partecipando alla Banca del Tempo si ottengono prestazioni che permettono di soddisfare piccoli bisogni immediati, ma il risultato più ampio e duraturo consiste nella ricostruzione di reti sociali e solidali sul territorio», sottolineano dal Comune. E la sindaca Tina Fadda aggiunge: «La Banca del tempo è un progetto inserito nel nostro programma elettorale. Ora parte in via sperimentale con le attività di rilevazione dei bisogni e delle risorse presenti nella comunità. È un progetto di aggregazione ed integrazione di cittadini di tutte le età, per ridurre l'isolamento e rafforzare il tessuto solidale. È vicino alle nostre tradizioni di scambio lavorativo come andare a cambios detto anche azzudu torrau. Rappresenta una vera e propria banca dove la moneta di scambio è il tempo, l'obiettivo è attivare le relazioni tra le persone, creare e rafforzare le reti di solidarietà, quelli che un tempo erano rappresentati di rapporti di vicinato».
Non un progetto di volontariato ma un’iniziativa dove ogni scambio accende debiti e crediti in tempo nei confronti della Banca, non del singolo interessato. Ciò significa che il credito registrato nel conto corrente di chi ha offerto la prestazione non dovrà necessariamente essere "speso" nei confronti della stessa persona, ma nei confronti di qualsiasi aderente. Allo stesso modo si potrà rientrare dal debito offrendo prestazioni ad altri associati. Altra caratteristica è data dal fatto che tutti gli aderenti sono uguali tra loro.
Un’ora è sempre un’ora indipendentemente dall’età, dalla scolarità, dal ceto sociale di chi l’ha scambiata ed indipendentemente dal tipo di prestazione offerta/domandata. Chi si iscrive alla Banca del Tempo definisce le prestazioni che intende offrire, indicando anche quelle di cui pensa di avere bisogno. «La lista è indicativa, ma rappresenta un punto di partenza per dar vita a richieste ed offerte. Definire bisogni e disponibilità permette di evidenziare fin da subito che lo scambio sta alla base dell’esperienza», proseguono dal Comune.
Le prestazioni scambiate dipendono dalle abilità, dalle disponibilità e dalla fantasia degli aderenti: dare un aiuto nello studio, a cucinare, ad imbottigliare il vino, a sbrigare pratiche e documenti, a scrivere una lettera, a fare commissioni, a fare piccole manutenzioni, a leggere ad alta voce, ad organizzare escursioni, a fare compagnia per fare degli esempi. Ma il punto fermo resta l’aspetto relazionale. Dalle esperienze esistenti si evince che le Banche del Tempo danno vita a reti di socialità agendo come antidoto contro la solitudine, permettono di allargare l’aiuto di vicinato oltre la stretta cerchia parentale, favoriscono l’inserimento sociale di persone senza rete di supporto familiare, favoriscono l’interculturalità, i rapporti tra generazioni, permettono di soddisfare bisogni altrimenti non reperibili sul mercato.