Crisi respiratoria derivata da una polmonite. È stato questo a uccidere Carlo Lobina, il 65enne di Seui positivo al coronavirus morto sabato scorso mentre, a piedi, tentava di raggiungere l'ambulanza che lo avrebbe dovuto portare a Cagliari per l'aggravarsi delle sue condizioni di salute.

A stabilirlo è stata l'autopsia eseguita ieri all'ospedale Santissima Trinità dal medico legale Nicola Lenigno.

Quattro per ora gli indagati dal pm Gualtiero Battisti: sono tutti operatori del 118 sui quali pende l'ipotesi di reato di omicidio colposo.

Ora, entro novanta giorni, Legnino consegnerà inoltre gli esiti degli esami istologici mentre la salma di Lobina è stata restituita alla famiglia.

Il 65enne aveva percorso circa 200 metri in salita prima di raggiungere l'ambulanza, troppo grande per passare nella stretta viuzza dove si trova l'abitazione della madre della vittima, da anni emigrato in Germania e tornato solo di recente in paese.

Prima di arrivare al mezzo d'emergenza era caduto a terra, privo di conoscenza. La versione fornita dagli operatori del 118 nel primo interrogatorio non quadra con questa ricostruzione: nessuno avrebbe chiesto al paziente di raggiungere l'ambulanza a piedi ma lo avrebbe deciso di sua iniziativa. Gli stessi operatori avrebbero anche detto di non essersi accorti che l'uomo caduto a terra esanime fosse il paziente che avrebbero dovuto trasferire a Cagliari. Quando se ne sono resi conto, hanno provato a rianimarlo con un messaggio cardiaco manuale, senza defibrillatore, ma per lui non c'era più nulla da fare.

(Unioneonline/s.s.)
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