La moglie e la figlia di Attilio Cubeddu, latitante dal gennaio 1997, dovranno lasciare la casa di famiglia di Arzana entro 120 giorni. Anzi, a dire il vero ora la scadenza è anche più vicina, visto che la lettera di sfratto inviata dall’ufficiale giudiziario per conto dello Stato è già stata notificata ormai da qualche giorno.

La confisca

Quattro anni fa, la Cassazione aveva confermato la confisca della grande casa su quattro livelli al centro del paese, dopo la misura di prevenzione chiesta dalla Direzione distrettuale antimafia di Roma e Cagliari. In realtà, il provvedimento delle due procure distrettuali aveva sollecitato di portare alla famiglia del super-latitante – inserito dal ministero dell’Interno al secondo posto della lista dei più pericolosi, dopo il capo di Cosa Nostra, Matteo Messina Denaro – l’intero patrimonio immobiliare, ritenendo che fosse stato accumulato con i soldi provenienti dall’attività illecita. Una misura a cui i legali dei Cubeddu si erano opposti, riuscendo a ottenere la restituzione di svariati beni. Non la grande casa di famiglia, però, costruita nei primi anni Ottanta, quando – almeno secondo l’accusa – erano ancora in corso nell’Isola alcuni sequestri di persona.

Svanito nel nulla

Nato ad Arzana il 2 marzo 1947, di Attilio Cubeddu si perdono le tracce nel 1997, quando – approfittando di un permesso premio – evade dal carcere nuorese di Badu ‘e Carros dove stava scontando una condanna a 30 anni di carcere per il sequesto della giovane Cristina Peruzzi, avvenuto in provincia di Siena nel 1981. Da quel momento nessuno l’ha più visto. Da 25 anni è dunque latitante: c’è chi lo ritiene già morto, chi lo pensa ancora alla macchia e chi, invece, ipotizza sia scappato fuori dall’Italia, al sicuro con una nuova identità. Sta di fatto che nessuno sa che fine abbia fatto.

La casa di famiglia

La lettera di sfratto – notificata dall’ufficiale giudiziario – riguarda dunque il fabbricato confiscato di 4 piani, con anche un terreno di 500 metri, dove vivono ancora la moglie e la figlia. Un immobile che, quattro anni fa, era stato valutato dall’Antimafia circa 400 mila euro. A occuparsi di acquisire l’immobile al patrimonio pubblico è l’Agenzia nazionale per l’amministrazione dei beni sequestrati alla criminalità che, una volta lasciato libero l’edificio, deciderà se convertirlo per finalità sociali o istituzionali. Non è escluso, come già accaduto altrove, che venga assegnato alle forze dell’ordine impegnate nella lotta alla criminalità.

Il termine perentorio dato alla moglie del latitante, Marisa Caddori, 66 anni, e alla figlia secondogenita Samuela, 45, per lasciare la casa di famiglia è di 4 mesi. Sempre ad Arzana, in un’altra casa, vive anche la primogenita Cristina, mentre la più piccola delle figlie, Valeria, ha lasciato il paese d’origine. Non è ancora chiaro, dunque, dove le due donne potrebbero trasferirsi.

Le voci incontrollate

Ormai da un quarto di secolo nessuno ha più notizie del 75enne. Ogni tanto è circolata la notizia che Attilio Cubeddu potesse essere morto, mentre altre volte si sono inseguite con insistenza voci – tutte ovviamente mai confermate – di ipotetiche trattative segrete affinché si costituisse dopo tutti questi anni di latitanza. Nel frattempo, la famiglia ha sempre scelto la via del silenzio, compreso ora che lo Stato le ha dato lo sfratto.

Francesco Pinna

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