Lanusei, un Natale al lavoro in ospedale: «Cerchiamo di dare un po’ di affetto in più»
I racconti degli infermieri che trascorreranno le notti di festa in corsia: «All’inizio era difficile. Ma abbiamo imparato a dare maggiori attenzioni, soprattutto ai bambini»Natale di lavoro in corsia per decine di medici, infermieri e oss dell'ospedale di Lanusei. Nel baby presidio, benché l'attività di alcuni reparti sia condizionata dalla carenza di personale, i servizi essenziali sono assicurati e dall'interno arrivano due testimonianze di chi sarà in servizio anche in occasione della Natività.
«I primi anni», ha raccontato Simonetta Tascedda, infermiera del reparto di Rianimazione, «è stata dura avendo dei figli piccoli, ma poi si impara a organizzarsi. Col tempo il reparto diventa una seconda casa e quando si lavora il pensiero va al paziente e ai suoi familiari che non potranno vivere un Natale normale. Cerchiamo di dare quel pizzico di affetto in più, proprio perché sappiamo che una giornata di festa viene vissuta in maniera ancora più negativa da chi sta male. Penso che in parte il nostro lavoro» aggiunge, «possa essere considerato una missione, ma veniamo ampiamente ripagati quando un paziente si ferma a salutarci per strada o per ringraziarci per il lavoro svolto. Riceviamo davvero tanto dal punto di vista umano, forse anche di più di quello che diamo».
Le fa eco il collega Vincenzo Podda, in servizio al Pronto soccorso del Nostra Signora della Mercede: «Lavorare a Natale è una situazione che abbiamo imparato a gestire negli anni. Dispiace lasciare i familiari a casa, ma è il nostro lavoro e sappiamo che fa parte del gioco. Dobbiamo fare delle rinunce, ma cerchiamo di compensare organizzandoci per tempo: ad esempio, anticipando la consegna dei regali ai nostri figli».
Sotto l'albero tutto il personale fa quadrato, in un periodo storico complicato. «Si dice che per Natale siamo tutti più buoni e forse inconsciamente un’attenzione in più viene data, soprattutto nei confronti dei bambini. Un sorriso nei loro confronti è doveroso, dato che ai più piccoli viene tolta una festa a cui tengono molto come il Natale. È ovvio che chi fa questo lavoro possiede una particolare predisposizione all’altruismo, anche se non mi sento di definirla una missione, perché tutto ciò che faccio fa parte della mia professione. Non ci sono solo rinunce, riceviamo tanti grazie a quello che facciamo. È molto gratificante ricevere un sorriso o un ringraziamento da parte del paziente che ha ricevuto la nostra assistenza, questo ci ripaga per il lavoro svolto».