Venti anni di reclusione per violenza sessuale e concorso nell'omicidio di un neonato, frutto di incesto: questa la sentenza del Gup del Tribunale di Cagliari, Giuseppe Pintori, nei confronti di un pensionato di 72 anni, originario di Nuxis, accusato di aver abusato per anni della figlia dalla quale aveva avuto anche un bambino, rinvenuto morto sotto un cavalcavia di Siliqua, nel Sulcis, nel febbraio del 1996. Disattese completamente le richieste del pm Alessandro Pili, che aveva chiesto la condanna a sei anni e otto mesi per violenza sessuale ma l'assoluzione dall'accusa di omicidio. Il giudice ha inoltre rinviato a giudizio la donna, vittima delle ripetute violenze, per aver aiutato il padre-orco nell' uccisione del piccolo qualche giorno dopo il parto: dovrà comparire in Tribunale l'11 marzo 2013. La madre, venticinquenne all'epoca dei fatti, avrebbe partorito segretamente il piccolo, ucciso poi dopo pochi giorni e abbandonato sotto il cavalcavia. Una tragica storia di violenza e incesto dietro un infanticidio compiuto 16 anni fa. Il corpicino del bimbo, morto soffocato per l'ostruzione della trachea con carta igienica, era stato trovato sul greto di un torrente il 25 febbraio 1996. Il caso venne riaperto nel 2003 con la riesumazione del cadavere del neonato e il prelievo del Dna. Solo nel 2011 però un parente del padre-orco indirizzò gli inquirenti verso la famiglia, raccontando del rapporto incestuoso tra padre e figlia. La comparazione del dna sui due sospettati portò alla svolta, confermata dalla confessione della donna sugli abusi subiti per ben 30 anni. Il padre-orco fu arrestato nel novembre del 2011 dai carabinieri del comando provinciale di Cagliari. Determinante, quindi, nella soluzione del giallo è stato il supporto delle analisi tecnico-scientifiche che dopo tanti anni hanno consentito l'individuazione dei genitori del piccolo e la scoperta dei drammatici retroscena. L'uomo era stato arrestato in esecuzione di un ordine di custodia cautelare emesso dal giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Cagliari, Giorgio Altieri, su richiesta del pubblico ministero Alessandro Pili, il magistrato che aveva cercato pervicacemente di scoprire gli assassini del piccolo, rifiutandosi di archiviare il caso. Lo stesso magistrato, ogni anno, nel giorno dell'anniversario del ritrovamento del corpicino, ha inviato gli investigatori muniti di telecamera al cimitero per cercare di individuare un possibile parente che portasse fiori sulla tomba. Un caso mai verificatosi così come, dal 2003 in poi, nessuna comparazione del dna con possibili indagati aveva dato esito positivo.
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