Sul fenomeno dello spopolamento, Emiliano Deiana, presidente dell'Anci Sardegna, lo dice a chiare lettere: «Siamo al punto di non ritorno. Di questo passo decine di paesi rischiano di scomparire».

Dagli incontri promossi dall'associazione Nino Carrus a Macomer, ai quali hanno partecipato diversi esponenti della politica regionale, sono emersi dati inquietanti, legati al fenomeno dello spopolamento. Fausto Mura, fondatore dell'associazione, riferendosi ai dati ufficiali, ha esposto una situazione drammatica: «I dati di un paio di anni fa confermano lo stato di una crisi che appare irreversibile - dice Mura - Dei 3500 giovani che hanno lasciato l’Isola, il 90% è delle zone interne. Questo vuole dire sottrarre forze ed energie ai nostri paesi. Vuol dire togliere vitalità a questi luoghi. Vuol dire che la politica ha fallito».

I dati riferiti a Macomer confermano la caduta demografica. Lo scorso settembre la cittadina contava 9334 abitanti. Di questi, 919 hanno da 0 a 14 anni e 2691 da 65 a oltre 100 anni. 3610 persone non sono e non possono ancora entrare nel mondo del lavoro, mentre 2691 sono ormai fuori o stanno per uscirne perché anziane. Dei rimanenti 5724, quasi la metà sono disoccupati o cassintegrati, mentre gli altri lavorano normalmente a tempo pieno, precari, casalinghe e persone che non cercano più un'occupazione. Situazione simile anche negli altri paesi del Marghine, ad eccezione di Silanus, dove in questi ultimi anni si registra un leggero cambiamento, invertendo la tendenza finora negativa. «Per arginare lo spopolamento, le risposte fornite dai vari esponenti politici non sono state sufficienti per poter avviare una nuova fase - dice Rosanna Carboni, presidente dell'associazione Nino Carrus - rileviamo che non c'è una strategia per invertire la marcia. C'è invece poca convinzione e poca consapevolezza del fenomeno che ormai sta travolgendo l'intera Isola, come dimostrano i dati Istat di recente pubblicazione. La nostra associazione continuerà col percorso di studio e di attività per creare consapevolezza, convinti che i Comuni, i territori e le popolazioni delle zone interne debbano pretendere un cambiamento significativo, quindi proporre una nuova idea di Sardegna con uno sviluppo equilibrato dell'Isola. Chi andrà a governare la Regione nei prossimi cinque anni dovrà tenere conto di questa drammatica situazione».

Dagli incontri un appello: serve una grande mobilitazione, con la politica che deve farsi carico dei problemi. «Lo dobbiamo pretendere, conclude la presidente Carboni.  

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