Nuoro, spaccio di cocaina in città (anche in taxi): sei misure cautelari
Tra i destinatari ragazzi poco più che maggiorenni, tra loro anche una madrePer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
La polizia di Nuoro ha eseguito sei misure cautelari nei confronti di altrettante persone accusate di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.
Le indagini, coordinate dal pubblico ministero Elena Tres, hanno portato all’emissione da parte del GIP di Nuoro Mauro Pusceddu delle ordinanze di arresto, rappresentando un’importante azione nella lotta contro il traffico di droga nella città.
Due gli arresti in carcere, tre ai domiciliari e un obbligo di dimora.
Tra i destinatari delle misure cautelari anche ragazzi poco più che maggiorenni e anche una madre.
In carcere sono finiti Gabriele Delogu, 20 anni ed Edi Sotgiu, 21 anni. Ai domiciliari Paola Sotgiu, 53 anni, Valentina Gungui 43 anni, Cristina Cuccu, 25 anni. Obbligo di dimora per Francesco Porcu, 19 anni.
In una circostanza l’attività di spaccio - soprattutto cocaina - monitorata dalla sezione antidroga della squadra Mobile di Nuoro, dall’agosto dell’anno scorso sino alla fine del 2024, veniva fatta anche in taxi, in altri casi vicino ad un istituto scolastico elementare.
L’attività investigativa ha messo in luce una quotidiana, stabile e continua attività di spaccio al dettaglio di sostanza stupefacente del tipo cocaina nel capoluogo. Il gruppo, per consolidare l’attività di vendita e gestione dello spaccio di droga nelle piazze cittadine, non esitava a minacciare, anche in modo violento, chi cercava di insidiare il loro “territorio” operativo.
Trovate durante una perquisizione anche delle armi, con il sequestro di una pistola clandestina modificata.
Gli inquirenti hanno accertato come nel periodo di tempo compreso dal luglio del 2024 ad oggi sia stato immesso, sul mercato nuorese, un’importante quantitativo di cocaina con decine di dosi vendute ogni giorno, consentendo l’accumulo di ingenti profitti illeciti.
La modalità di spaccio avveniva in perfetta sinergia tra i sodali, che avevano allestito un vero e proprio mercato della droga nell’abitazione di alcuni di loro, diventata luogo di riferimento per gli acquirenti in cerca di cocaina. Gli addetti alla vendita venivano ripagati con un compenso di cento euro al giorno più, un “regalo” in dosi di stupefacente.
Altri soggetti, tra quelli destinatari dei provvedimenti cautelari, si occupavano di agevolare gli spacciatori al dettaglio, procurando anche luoghi utili a nascondere i proventi economici dell’attività di spaccio, fornendo indicazioni sulla presenza delle forze dell’ordine nelle vie dove venivano effettuate le consegne della sostanza stupefacente e il ritiro dell’incasso giornaliero.