Dopo il riconoscimento ufficiale da parte della Commissione europea sull’eradicazione della peste suina africana dal cinghiale nell’isola, arriva l’appello del Comitato Promotore dei Suinicoltori del Gennargentu, volenterosi di una soluzione verso la regolarizzazione del semibrado.

Nello specifico, il sodalizio che vede uniti oltre cento allevatori fra Ogliastra e Barbagia rivendica: «La decisione di Bruxelles non può che avvalorare la nostra richiesta di modifica della Legge 28 del 2018, sulla suinicoltura sarda. Il provvedimento della UE, che sancisce l’eradicazione della PSA dal cinghiale, fa venir meno il presupposto delle recinzioni. Fondamentali nell’impedire la promiscuità tra cinghiali e suini domestici, vietate al fine di evitare il contagio della PSA». 

Da qui la richiesta ferma e decisa: «La legge regionale in questione va profondamente modificata, in conseguenza degli ultimi provvedimenti dell’UE».

Il comitato non manca di specificare che giaccia, tuttora, in V commissione dal 20 Luglio 2020, la proposta di legge- PL186-Modifiche alla legge regionale concernente “Disposizioni per la valorizzazione della suinicoltura sarda”. Documento che gli allevatori giudicano come «mai posto in discussione e mai esaminato».

Ad emergere sono le preoccupazioni di un’intera categoria: «Se non c’è più la PSA nei cinghiali, dichiarata “eradicata” dall’UE, come verranno giustificate da oggi in poi le recinzioni per contenere i suini e vietare loro il pascolo controllato nei territori gravati da uso civico?».

Da qui emergono delle domande specifiche verso le istituzioni: «Se la causa del mantenimento delle restrizioni è la presenza di suini non regolarizzati, cosa si aspetta a mettere in atto l’accordo preso tra noi allevatori e le istituzioni sanitarie regionali? Perché è stata bloccata l’emanazione delle linee guida sull’allevamento tradizionale?».

Non manca l'affondo: «C’è ancora in atto la volontà di istituire il Parco Nazionale del Gennargentu, per estromettere le comunità locali dalla gestione e precludere la disponibilità del territorio di proprietà dei “civies”?».

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