Su 150 campioni analizzati ben 115 (il 75%) sono risultati sieropositivi alla peste suina africana.

È quanto emerge dai controlli effettuati in questi giorni nei laboratori dell'Istituto zooprofilattico sperimentale della Sardegna dopo gli abbattimenti dei maiali tenuti illegalmente allo stato brado nei territori di Arzana, Desulo e Orgosolo.

"I suini sono risultati positivi più o meno costantemente agli stessi elevati tassi di prevalenza", spiega il direttore dell'Istituto Zooprofilattico Alberto Laddomada. Aggiungendo: "Questi dati confermano, qualora ve ne fosse il bisogno, che il loro abbattimento era necessario. Infatti, si dimostra ancora una volta che in quei territori la peste suina è presente in forma endemica, con la pratica del pascolo brado incontrollato che permette alla malattia di persistere e di auto-alimentarsi costantemente nei continui contatti da maiale a maiale e tra i maiali domestici con i cinghiali. Se non si prende coscienza del fatto che è contro l'interesse di tutti i sardi perseverare nell'allevare i suini in modo illegale e irresponsabile - ha concluso Laddomada - non riusciremo mai a liberarci da questa piaga che da ormai 40 anni ha messo in ginocchio l'intero comparto regionale".

"In Sardegna - ricorda una nota - anche in presenza di una severa normativa in materia di eradicazione della Peste suina africana, è consentito allevare i maiali utilizzando il pascolo naturale, a condizione che questo avvenga in appezzamenti, anche molto ampi (sino a 10 ettari nelle zone rosse di massimo rischio e sino a 40 ettari nelle zone bianche a minor rischio), ben recintati, per impedire il contatto, anche occasionale, con i cinghiali ed evitare la possibile diffusione della PSA. Quello che non è mai consentito è l'allevamento, illegale, di animali abbandonati a se stessi, esposti al contagio del virus della peste e di altre pericolose parassitosi".

(Redazione Online/l.f.)

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