Una decisione tragica. Sofferta. E a lungo meditata.

È quella con cui Patrizia Cocco, 49enne di Nuoro, dal 2012 affetta da Sla, ha deciso di interrompere le terapie, lasciandosi morire.

La prima paziente in Italia a poterlo fare, dopo l'approvazione della legge sul testamento biologico.

A confermare la fermezza della sua volontà arrivano, dopo la celebrazione dei funerali, le dichiarazioni di Marco Cappato.

"Patrizia mi aveva contattato, quest'estate, chiedendomi aiuto, perché non aveva le risorse per andare in Svizzera", ha rivelato il tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni.

Finito sotto processo proprio per aver accompagnato un altro ammalato, Fabiano Antoniani, alias Dj Fabo, a sottoporsi a suicidio assistito in una clinica elvetica.

Così voleva fare Patrizia. E così forse avrebbe fatto, se nel frattempo non fosse stata approvata la legge sul biotestamento, entrata in vigore il 31 gennaio scorso.

Spiega Cappato: "A Patrizia spiegai che, nelle sue condizioni, avrebbe potuto chiedere e ottenere l'interruzione delle terapie, ma non c'era certezza di questo. Infatti, finché non è entrata in vigore la legge sul biotestamento comunque non c'era la garanzia di ottenerlo, in caso di rifiuto da parte della Asl e di una pronuncia negativa del tribunale".

"Immagino - prosegue Cappato, che è anche esponente dei Radicali - che la signora Cocco avesse fatto la richiesta di interruzione delle terapie prima dell'entrata in vigore della legge sul biotestamento e credo che la Asl, una volta che è diventata vigente, si sia sentita tutelata. Questa vicenda - commenta - dimostra l'utilità pratica della legge che sull'interruzione delle terapie non introduce una nuova possibilità, ma la garanzia di vedere ora rispettata la propria volontà".

"Esprimo - conclude Cappato - il mio cordoglio alla famiglia. Quella di Patrizia, come sempre in questi casi, è stata una scelta difficile e dolorosa. Alla luce di questa vicenda c'è comunque la presa d'atto positiva che la volontà della donna, ferma e determinata, sia stata rispettata. Come lei voleva".

Il tribunale di Nuoro, con una nota del presidente Vincenzo Amato, tiene a precisare che "nessun ricorso è mai stato da lei presentato al tribunale di Nuoro e, in particolare, al giudice tutelare (...). Di conseguenza, Patrizia non era intuilmente in attesa di provvedimenti a salvaguardia dei suoi diritti".

(Unioneonline/l.f.)

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