La Cassazione conferma la condanna a 6 anni e 8 mesi di carcere per Graziano Mesina, per usura ed estorsione aggravata. La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dall’ex Primula rossa del Supramonte. Gli stessi giudici hanno rigettato anche il ricorso presentato da Pierluigi Meloni, ex direttore di una filiale del Banco di Sardegna a Sassari, condannato insieme a Mesina a 5 anni. I fatti risalgono al 2011, quando l’imprenditore sassarese Marco Milia, dirigente della Robur Basket, chiese alla filiale del Banco di Sardegna un prestito di 40 mila euro per l’iscrizione al campionato nazionale. Il direttore della filiale, anziché concedergli il denaro, lo indirizzò da Mesina. Milia concluse la trattativa ma poi fu minacciato e costretto a restituire 50 mila euro al posto dei 40 mila ricevuti.

La condanna

La Cassazione ha confermato la condanna del maggio 2022 della Corte d’appello di Sassari, la stessa inflitta in primo grado davanti al gup del Tribunale Sassari. La difesa di Mesina ha sempre sostenuto che con Milia non ci fu mai contatto. L’indagine era partita da alcune intercettazioni nella vicenda che vide Mesina condannato per un’associazione a delinquere che dal 2009 al 2013 gestì un traffico di stupefacenti.

Le motivazioni

Proprio sulle quelle intercettazioni i legali di Mesina e Meloni, gli avvocati Beatrice Goddi, Giuseppe De Napoli, Filippo Dinacci e Agostinangelo Marras, avevano basato i ricorsi sostenendo l’inutilizzabilità delle captazioni disposte e autorizzate in un altro procedimento. La difesa di Mesina in più aveva sostenuto che l’ex bandito era stato già condannato per gli episodi estorsivi proprio nel processo per l’associazione a delinquere. Ma per la Cassazione le condanne per le estorsioni precedenti «nulla hanno in comune con la vicenda de quo». I giudici, pur dichiarando inutilizzabili le intercettazioni per l’usura, hanno ribadito l’utilizzabilità delle stesse per l’estorsione, dando ragione alla Corte d’appello perché «ha valorizzato la genuinità e credibilità della vittima, confortata, relativamente all’estorsione, dalle captazioni» e sottolineando che Meloni «svolgendo un ruolo di ausilio nella consegna delle somme e nella fase di riscossione ha esercitato pressioni per coartare la volontà della persona offesa, nell’interesse del Mesina».

Fabio Ledda

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