Gli “orizzonti ampi e puri” Grazia Deledda li narra nel suo scritto più identitario, quella poesia dal titolo evocativo come pochi: “Noi siamo Sardi”. Sono quelle sue parole, incise nell’Olimpo del Premio Nobel, a rievocare come testamento universale il fascino esclusivo di quello sguardo posato oltre il Gennargentu, verso le cristalline acque della costa orientale della Sardegna, quelle che da Siniscola si inerpicano verso Olbia.

«Siamo Sardi»

Scrive la Deledda: «Siamo il regno ininterrotto del lentisco, delle onde che ruscellano i graniti antichi, della rosa canina, del vento, dell’immensità del mare. Siamo una terra antica di lunghi silenzi, di orizzonti ampi e puri, di piante fosche, di montagne bruciate dal sole e dalla vendetta. Noi siamo sardi». È proprio quell’«immensità del mare» di deleddiana memoria che ora riaffiora nel procedimento amministrativo di “concessione” di quel tratto di mare ai signori del vento, quelli calati in terra sarda, per conficcare un’infinita distesa di grattacieli d’acciaio in quel mare, parte integrante ed essenziale del paesaggio di un’Isola tanto esclusiva quanto “identitaria”.

Le nove Associazioni

A richiamare quei racconti sono nove associazioni, rappresentative del mondo della cultura, dello sport e del turismo, la maggior parte nuoresi, che hanno deciso di non stare a guardare quell’assalto nefasto al paesaggio e all’orizzonte infinito del mare di Sardegna, lo stesso narrato dall’emblema assoluto della letteratura universale. A protocollare l’opposizione-osservazione sono «Orthoben Essere Onlus» di Nuoro, «L’Isola delle Storie» di Gavoi, guidata dallo scrittore sardo Marcello Fois, «Protec Sardina» di Cala Gonone, «Bikin Gavoi», «Tri Nuoro», «Argonauta» di Cala Gonone, «Diemanos» di Nuoro, «Le Amazzoni» di Mamoiada e «Gaia Oceania» di Castelsardo. Dieci pagine di analisi puntuali e senza fronzoli, con un richiamo esplicito alle questioni sostanziali e dirimenti di quel parco eolico offshore che prevede di elevare sul mare, davanti alla costa nuorese, sino alla Gallura, la bellezza di ben 65 pale eoliche pronte a svettare a quasi trecento metri di “altitudine” in mezzo all’orizzonte marino. Le associazioni, nell’atto depositato alla Capitaneria di Olbia, vanno al sodo: «Il paesaggio subirebbe un effetto imponente anche nelle zone montane circostanti, infatti l’impatto visivo dal vicino Supramonte, dal Montalbo, dal Monte Ortobene sarebbe notevole e il panorama mirabilmente descritto dalla nostra conterranea premio Nobel Grazia Deledda, che dal suo “Monte” ammirava il mare, ne verrebbe irrimediabilmente compromesso». Un richiamo tanto forte, quanto fondato su valutazioni tecniche che smontano alla radice quelle rappresentazioni bislacche e di parte dei signori del vento che tentano in tutti i modi di far apparire come «non invasive» queste costruzioni ciclopiche in mezzo al mare.

Non toccate il paesaggio

Le associazioni non ci credono e lo scrivono: «Considerata dunque la visibilità dell’impianto eolico, esso potrebbe compromettere in modo rilevante il paesaggio suggestivo delle coste nord-orientali dell’isola, nella fascia di territorio compresa tra Olbia e Siniscola. I cittadini potrebbero veder leso il proprio diritto garantito dalla costituzione all’articolo 9. Si tenga in considerazione che l’elemento “paesaggio” in Sardegna ha un elevato ruolo a livello sociale, culturale, tradizionale, ambientale oltre che economico. La costruzione dell’impianto deve ottemperare alle esigenze della comunità, in rapporto ai costi-benefici». Dunque, il bene paesaggio per le associazioni è talmente rilevante, sia sul piano economico che ambientale, che minarlo significherebbe compiere un danno irrimediabile alla Sardegna tutta. Il rischio di una ricaduta economica pesantissima sul territorio è dietro l’angolo. Scrivono le associazioni: «Cittadini, enti, liberi professionisti ed operatori economici che operano in ambiti dove il paesaggio assume un ruolo determinante, potrebbero subire conseguenze negative non prevedibili e non analizzate all’interno del progetto della Tibula Energia Srl».

L’Isola più affascinante

È il contesto a destare più di una preoccupazione. Il mondo della cultura e del turismo lo dicono esplicitamente: «Si tratta di uno dei tratti costieri più suggestivi della Sardegna, caratterizzato da litorali bianchi ed acque cristalline. L’isola di Tavolara, lo stagno e le spiagge di San Teodoro, il borgo arroccato di Posada, l’antico borgo dei pescatori di S. Lucia e la sua torre costiera, Capo Comico e il suo caratteristico faro, i 25 chilometri di costa del comune di Siniscola con le zone umide nelle foci delle acque del Montalbo. Località che godono di fama mondiale per il loro paesaggio. È risaputo che è grazie alla bellezza dei luoghi, con i suoi paesaggi incontaminati, che la Sardegna attrae ogni anno un gran numero di turisti. Pertanto è da tenere in considerazione che gran parte delle imprese economiche, con ubicazione nei territori indicati, abbiano interesse nel preservare il paesaggio». Per le associazioni c’è, poi, un aspetto non secondario: il danno irreversibile all’habitat marino. Non è un caso che venga richiamato lo studio di Tethys, l’organizzazione di ricerca senza scopo di lucro che su quel sito ha messo nero su bianco i gravissimi rischi: «L’area marina indicata nel progetto è situata nei pressi delle rotte di navigazione delle balenottere comuni, che potrebbero essere fortemente disturbate sia dalla presenza fisica che sonora dell’impianto eolico».

Le rotte migratorie

A questo si aggiunge il passaggio di volatili e di rotte migratorie: «I rischi principali sono, da un lato, la compromissione degli habitat dovuta alle infrastrutture e all’accessibilità, con tutte le sue conseguenze, dall’altro il pericolo di collisione con l’impianto eolico stesso (considerando anzitutto l’altezza complessiva di 268 metri per aerogeneratore)».

Gli orizzonti di Grazia

La discesa in campo del mondo cultura su questo assalto eolico è segnata da una firma autorevole, quella di Marcello Fois. È lui, con il suo romanzo “Quasi Grazia”, ad aver riproposto al centro della cultura sarda la figura di quella donna minuta ed immensa capace di elevare, come nessuno, ad un valore universale i paesaggi e gli «orizzonti ampi e puri» della Sardegna. Gli stessi che oggi i signori del vento vorrebbero aggredire a colpi di grattacieli d’acciaio in mezzo al mare.

© Riproduzione riservata