L’invasione eolica pianificata a Perdas Arbas sulle cime davanti al Redentore, in Sardegna. Lo stratosferico ufficio della società che vorrebbe devastare i paesaggi di granito della Barbagia, invece, ospitato nei grattacieli di Singapore, a diecimila chilometri di distanza da Nuoro. Mai nessuno, sino ad oggi, aveva osato tanto. L’affronto questa volta parla asiatico, scrive in italiano, progetta sul suolo sardo. La storia non è la solita calata di stranieri nell’Isola di Sardegna, non è l’ennesima invasione di nuovi forestieri “affettatori” del “vento furioso” nella terra di Grazia Deledda. Questa volta c’è di più. Dall’altra parte del mondo, in una delle isole più ricche dell’universo, deve essere giunta notizia che in Sardegna non ci sono limiti all’occupazione eolica. Qui, avranno pensato, si può fare quel che si vuole, persino emulare con pale eoliche da 220 metri d’altezza quei grattacieli immensi che svettano nel cielo della città-Stato adagiata sull'estrema punta meridionale della Malaysa.

33 volte più piccola

Stiamo parlando di un’Isola, quella di Singapore, 33 volte più piccola della Sardegna, 712 km quadrati a fronte dei 24.090 della terra dei Nuraghi, 5 milioni e mezzo di abitanti a fronte di un milione 650 mila. La differenza è sostanziale: la città-Stato, infatti, è il quarto principale centro finanziario del mondo, una delle più imponenti città cosmopolite del globo. Il suo porto è tra i primi cinque per attività e traffico. In quella piazza, al centro dei quartieri finanziari, dove si cammina con lo sguardo rivolto verso il cielo, c’è una società con il nome inequivocabile: «YR Nuoro Pte Limited».

Dirimpettai

I suoi dirimpettai non sono degli accattoni. Nello stesso palazzo, tirato perennemente a lucido, ridondante di granito marrone, bronzo, lacca e vetro, in Parkview Square, c’è di tutto. Al quarto piano dei 144 metri d’altezza del grattacielo svetta il Consolato Onorario dell'Oman, al nono c’è l'Ambasciata degli Emirati Arabi Uniti, al 24 esimo le ambasciate di Austria e Mongolia. Loro, i ricchi sfondati, nei piani alti delle towers più prestigiose, a Nuoro, invece, i grattacieli, questa volta d’acciaio, i signori con le carte di credito di Singapore li vogliono piazzare proprio davanti all’Atene dell’Isola, lungo quelle vette che da Orani a Orune si affacciano sul versante di Prato Sardo, sulla 131 dcn, la diramazione centrale nuorese della Carlo Felice. Non qualche pala, ma un vero e proprio muro, con aerogeneratori capaci di grattare il cielo a 220 metri d’altezza, incuranti di villaggi nuragici, tombe dei giganti, paesaggi disegnati dal tempo e dalla natura. Il progetto di Singapore ha un nome tutto sardo, “Perda Pinta”.

La guerra delle pale

Secondo le coordinate geografiche i 15 giganti, 135 metri di altezza per il pilone e 170 metri il diametro delle pale, complessivamente sopra i 220 metri d’altezza, andrebbero a sovrapporsi brutalmente con l’altro progetto denominato Intermontes, presentato appena qualche mese fa nella stessa area. In alcuni casi sembrerebbe che le pale di Singapore siano pianificate una sopra l’altra con quelle del progetto avversario, come se la guerra del vento avesse già iniziato a muovere i primi passi in terra di Sardegna.

Tigre d’Asia a Nuoro

Una delle quattro tigri d’Asia, Singapore, insieme a Hong Kong, Corea del Sud e Taiwan, decide, dunque, di mettere le mani sul vento di Sardegna. L’operazione doveva restare nascosta nei meandri del Ministero dell’Ambiente, secretata in un cantuccio dell’assalto eolico all’Isola dei sardi. Anziché seguire il tradizionale percorso della Valutazione di Impatto Ambientale del Pnrr, quello di una teorica corsia accelerata, ma ora anche intasata da migliaia di pratiche, gli asiatici hanno scelto il tragitto meno battuto, quello del Provvedimento Unico in materia Ambientale.

Inizio d’anno

Lo hanno presentato a Roma il dieci gennaio del 2023, come per iniziare il nuovo anno con la missione sarda. A siglare il progetto è una modesta srl, appena dieci mila euro versati, registrata alla Camera di commercio di Milano come «Nuoro Wind s.r.l.», dichiarata di proprietà al cento per cento della «YR Nuoro Pte Limitd», con sede a North Bridge Road nel grattacielo centrale di Singapore, nella più prestigiosa Parkview square. A capo dell’operazione, però, c’è la Yinson Holdings Berhad, una multinazionale malesiasa, che si occupa di investimenti su larga scala, con particolare dedizione alla produzione offshore, in mare, e alle energie rinnovabili, compresa la gestione di navi di supporto offshore.

Il «fascino» dei mostri

Nonostante questi signori siano sbarcati alle pendici di Prato Sardo come degli illustri sconosciuti, non hanno perso tempo sposando, con una capacità di adattamento sorprendente, la regola principale dei procacciatori del vento sardo: mitigare a parole l’impatto devastante di queste pale eoliche in salsa asiatica.Anzi, se gli dai retta, proveranno a convincerti, basta leggere le relazioni, che il paesaggio della Sardegna troverebbe giovamento infinito da questi mostri piazzati sulle cime della Barbagia. Non lo dicono direttamente ma si affidano ad un virgolettato attribuito “nientemeno” che a Lega Ambiente. La citazione è da premio Nobel della fantasia, surreale, quasi uno scherzo, se non fosse scritta a pagina 31 della relazione descrittiva del progetto: «È il fascino di queste grandi e moderne macchine per produrre energia dal vento inserite tra montagne e boschi, dolci colline coltivate a grano, ma anche punti di osservazione verso meravigliose visuali che spaziano dal mare alle montagne».

Il coraggio farsa

Ci vuole coraggio, del resto. Da uno dei grattacieli più alti della Singapore d’Asia, a diecimila chilometri da casa loro, in terra di Sardegna, arrivano a descrivere quella progettata colonna marciante di pale eoliche davanti all’Ortobene, come una manna dal cielo. I progettisti si arrampicano vertiginosamente sulle parole per tentare, invano, di mitigare l’impatto.

Da Orani a Orune

Il quadro tradotto, con l’eliminazione del superfluo, è fin troppo chiaro, e lo scrivono loro: i principali rilievi, che definiscono di fatto «il fenomeno percettivo interessano i versanti della Catena del Marghine, i rilievi che da Monte Cuccureddu passando per Punta Sologheri, Monte Funtaneddas e il Monte Ortobene arrivano senza soluzione di continuità sino alla Punta Murittu, e ai margini del bacino visivo, il Monte Bardia e il Monte Tului». La sostanza è semplice, gran parte della Sardegna centrale vedrebbe questi elicotteri fissi roteare sulla testa del nuorese “senza soluzione di continuità”, che vuol dire un muro di pale eoliche senza tregua, da Orani a Orune.

Pale e siti panoramici

Per gli uomini d’affari venuti da Singapore, la terra sarda oggetto di conquista, però, se ne avvantaggerebbe in termini decisivi. Non lo dicono, lo scrivono, senza pudore alcuno. Per loro quelle pale eoliche sulle cime del nuorese consentirebbero, persino, la creazione di nuovi percorsi di fruizione turistica e valorizzazione di siti panoramici. Come dire, sino ad oggi il paesaggio della Sardegna non valeva granché. Grazie alle pale eoliche, secondo i signori d’Asia, sarà possibile rendere attrattivi persino i siti panoramici della Barbagia. Ci mancavano gli asiatici per spiegare ai sardi che senza le loro pale eoliche non c’è futuro. Ovviamente loro guadagnerebbero incentivi miliardari a piene mani, i sardi, invece, perderebbero tutto, paesaggio, vento, energia e futuro.

© Riproduzione riservata