Un colpo di pistola alla tempia, sparato a bruciapelo. Carmelo Podda, 53 anni, operaio tuttofare della segheria in località “Sa Murichessa” alla periferia di Nuoro, è caduto a terra, il volto ridotto a una maschera di sangue. Era mezzogiorno e venti quando il collega, che stava preparando il pranzo nella stanza senza finestre adibita a cucinino, ha sentito un botto. «Non ci ho fatto caso più di tanto», avrebbe raccontato più tardi agli inquirenti. Fatto sta che, alle 12 e 30, visto che la pasta condita dentro la pentola già stava diventando fredda, è uscito per sollecitare l'amico. «L'ho trovato morto - ha dichiarato - faccia a terra».

IL BOSSOLO Vicino al cadavere c'era un bossolo di una pistola calibro 9: l'assassino ha sparato da distanza ravvicinata. In pochi minuti a “Sa Murichessa” sono arrivati i carabinieri del Reparto operativo provinciale, al comando del tenente colonnello Simone Sorrentino, il procuratore Andrea Garau e il medico legale Vindice Mingioni. Gli investigatori hanno rispolverato il vecchio fascicolo che porta il nome di Carmelo Podda. L'uomo aveva scontato quattro anni per tentato omicidio: una notte di primavera del 1993, nel suo ovile, aveva sparato una fucilata contro due ombre che armeggiavano in mezzo al gregge. Mezzora dopo, al pronto soccorso, arrivò un orunese col volto devastato dal piombo. La polizia fece due più due.

FIDANZATA IN LUTTO Avrebbe dovuto sposarsi ad aprile, Carmelo Podda. Proprio in questi giorni, assieme alla fidanzata Liliana, una ragazza rumena che a Nuoro lavora come badante, stava preparando gli ultimi documenti per il matrimonio in chiesa. Da ieri pomeriggio, il loro appartamento di via Piemonte è diventato la casa del lutto. Il killer ha scelto il momento per colpire Carmelo Podda: è entrato in azione a pochi mesi dal giorno che per lui sarebbe stato il più felice, cinque anni dopo la morte del fratello Sebastiano, 47 anni, assassinato nel podere in località Marreri con tre fucilate (una al volto, due al petto). Era il 2 marzo del 2005.

L'IMBOSCATA Ieri il killer ha aspettato che gli operai della segheria finissero il turno della mattina. A mezzogiorno i laboratori e il piazzale dell'attività alla periferia di Nuoro, sulla vecchia provinciale per Macomer, erano praticamente deserti. Nel piccolo sgabuzzino utilizzato come spazio per cucinare e consumare un pasto, Carmelo Podda e il collega stavano preparando la pasta. Oltre a curare l'orto, il tuttofare si occupava anche di un piccolo pollaio. «Vado a dare da mangiare alle galline», ha detto Carmelo prima di uscire.

LA STANZA SENZA FINESTRE Pochi minuti dopo l'amico ha udito un botto, «ma come fosse lontano: la stanza non ha finestre e non si sente nulla», ha detto agli investigatori. Insomma, il collega non è uscito a dare un'occhiata. Lo ha fatto solo cinque minuti più tardi quando la pasta servita a tavola era quasi fredda. Subito la chiamata ai carabinieri e in pochi minuti il cancello d'ingresso della segheria era presidiato dalle forze dell'ordine. Una ferita al capo, il volto insanguinato, il bossolo calibro nove trovato accanto al cadavere. L'assassino è entrato in azione in pieno giorno e in una zona che, tutto sommato, è molto frequentata. Un'impudenza strana, avventatezza oppure soltanto grande sicurezza.

LA STORIA Due morti ammazzati nella stessa famiglia nel giro di cinque anni. Era il 2 marzo 2005 quando a Marreri, nel podere alle spalle del mattatoio, venne ucciso Sebastiano Podda, il custode dell'impianto di macellazione. Il killer lo aveva aspettato sul patio della casa colonica dove l'uomo stava cenando assieme a un operaio rumeno (che, uditi gli spari, fuggì via terrorizzato). Un delitto, come tanti altri, mai risolto. In quell'occasione gli inquirenti rispolverarono - ma senza risultati - il fascicolo riguardante il fratello di Sebastiano Podda. Carmelo, appunto. Era una storia risalente alla primavera del 1993, un episodio accaduto proprio nelle campagne di Marreri. Carmelo curava il gregge di famiglia e qualche volta dormiva all'ovile. Quella notte fu svegliato dal latrato dei cani, uscì imbracciando il fucile e, notate due ombre in mezzo alle pecore, esplose una fucilata a pallini. Più tardi si recò in Questura per denunciare il tentativo di furto. Proprio quella notte, all'ospedale di Nuoro, una Wolkswagen bianca scaricò davanti al pronto soccorso un giovane di Orune col volto devastato da una rosa di pallini (a causa delle ferite diventò cieco). Gli investigatori collegarono i due episodi, ma al processo, che si concluse il 22 febbraio 2002, Carmelo Podda fu condannato a quattro anni per tentato omicidio, mentre i due orunesi furono assolti dall'accusa di tentato furto.

PIERA SERUSI
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