Terminati gli accertamenti e gli interrogatori dopo la chiusura dell’inchiesta sul pranzo “proibito” di Sardara nei confronti di sei indagati, la Procura di Cagliari ha avanzato cinque richieste di rinvio a giudizio e una proposta di archiviazione delle accuse nei confronti di Antonio Casula, ex comandante regionale del Corpo Forestale.

Le richieste al Gip

In cinque dovranno comparire davanti al giudice per le udienze preliminari al termine dell’inchiesta sul banchetto alle Nuove Terme di Sardara, interrotto il 7 aprile dello scorso anno dalla Finanza per violazione delle norme anti-assembramento previste per la zona arancione che in quei giorni erano state imposte nell’Isola per l’emergenza Covid. Un pranzo cui avevano partecipato una quarantina tra direttori generali della Regione, vertici di aziende sanitarie e di enti strumentali, politici e amministratori, tutti poi multati per il mancato rispetto delle prescrizioni. Il pm Giangiacomo Pilia – che ha coordinato le indagini della Finanza – ha chiesto la fissazione dell’udienza preliminare contestando il peculato per l’uso del mezzo militare al colonnello Marco Granari, comandante del 151/o reggimento della Brigata Sassari, al suo vice Mario Piras, tenente colonnello, e al segretario del Comandante, il caporal maggiore Davide Concas. A tutti e tre vengono anche imputati alcuni falsi per aver provato a giustificare la trasferta a Sardara per ragioni di servizio, oltre a reati di natura militare. Chiesto il rinvio a giudizio con l’ipotesi di favoreggiamento anche per il sindaco di Mandas, Umberto Oppus, e per il manager del complesso termale, Giovanni Corona: nel corso degli interrogatori seguiti all’apertura del fascicolo, avrebbero rilasciato false dichiarazioni agli inquirenti e concordato con i tre militari indagati la versione da fornire al magistrato.

Chiesta l’archiviazione

Ma il pm ha anche chiesto al Gip di archiviare l’accusa di omissione d'atti d'ufficio ipotizzata all’ex numero uno dei Forestali, Antonio Casula. Era finito nei guai perché, da pubblico ufficiale, secondo una prima ipotesi d’indagine non sarebbe intervenuto per far rispettare le norme anti-Covid, nonostante le competenze specifiche che riguardavano proprio i controlli durante la pandemia. Chiusa l’inchiesta, il dirigente - difeso dall’avvocata Anna Maria Busia – si è fatto interrogare nuovamente e ha presentato documenti e numerose memorie. «Siamo soddisfatti della richiesta del pubblico ministero», conferma la legale, «abbiamo cercato di spiegare nel corso di questa indagine ogni aspetto della vicenda, del ruolo e delle responsabilità del mio assistito». Nell’attesa che si pronunci il Gip, anche Casula tira un respiro di sollievo. «Esprimo grande soddisfazione per la richiesta di archiviazione», ammette l’ex numero uno dei Forestali, «arriva dopo oltre un anno di processi sommari e mediatici anche da parte di chi, per i ruoli istituzionali ricoperti, avrebbe dovuto usare più prudenza. Ho sempre avuto piena fiducia nella magistratura ed ero convinto del mio corretto comportamento istituzionale in qualità di Comandante del Corpo Forestale. Esprimo gratitudine alla mia avvocata».

Già archiviate

Nei mesi scorsi il pm aveva già fatto cadere l’ipotesi di peculato per essere andati alle terme con l’auto di servizio formulata al direttore generale di Forestas, Giuliano Patteri, e dell'ex manager dell’Azienda ospedaliero universitaria, Giorgio Sorrentino. Entrambi, a seguito degli accertamenti, hanno dimostrato di essere andati a Sardara convinti di essere stati convocati in ragione del proprio ufficio. A seguito del pranzo “vietato”, in Regione e in vari Enti pubblici ci fu un terremoto, con dimissioni e revoche di incarichi.

Francesco Pinna

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